Cresce la coltivazione del grano In Emilia Romagna è un vero boom

Si passa da 240mila a 245mila ettari: aumenta soprattutto la tipologia del ’duro’ salendo a 85mila ettari. L’analisi di Furini (Confagricoltura sezione cereali): trend spinto dall’incremento dei prezzi all’origine

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di Marco Principini

I campi dell’Emilia-Romagna ‘biondeggiano’ sempre di più: crescono le superfici a grano tenero e duro (a orzo si confermano stabili). E anche qui ci mettono lo zampino il clima e il Covid. Andando per ordine: i dati raccolti da Confagricoltura Emilia-Romagna per la campagna cerealicola 2021-2022, mentre si avviano a conclusione le operazioni di semina, indicano "un ulteriore balzo in avanti delle coltivazioni a frumento in Emilia-Romagna, che nell’anno passano da 240 a 245 mila ettari complessivi", spiega Lorenzo Furini, responsabile della sezione cereali di Confagricoltura.

Aumenta soprattutto il duro salendo a 85.000 ettari, fino a rappresentare il 35% circa delle superfici investite a grano. Ferrara è la prima provincia con 65.000 ettari, equamente divisi tra tenero e duro, seguono Bologna con 54.000 (qui il tenero supera il duro nonostante quest’ultimo abbia guadagnato terreno negli ultimi tre anni) e Ravenna con 31.000 (dove prevalgono leggermente le superfici a duro), poi Modena con 26.000 ha di cui il 75% a tenero.

Ma dove nasce il boom del grano in regione? È spinto dall’incremento dei prezzi all’origine. Da luglio le quotazioni del frumento duro nazionale sono aumentate più dell’80% fino a toccare oggi i 540 euro a tonnellata nel listino della Borsa merci di Bologna. Ossia: un +100% rispetto al 2020, +140% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. E sull’escalation dei prezzi, Furini evidenzia che "il rialzo non è trainato solo dallo squilibrio tra offerta e domanda su scala mondiale (il meteo ha infatti ridotto all’osso i livelli di produzione negli areali più importanti), ma anche dagli effetti della pandemia sulla logistica oltre ai fenomeni speculativi. In sintesi: stock mai stati così bassi". In merito alle produzioni di grano dell’Emilia-Romagna, traccia lo scenario futuro il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini: "Gli alti standard quantitativi e qualitativi, sia per l’elevato tenore proteico che per il buon peso specifico, danno valore a filiere d’eccellenza come quelle della pasta e dei prodotti da forno made in Italy. Bisogna andare verso nuovi modelli di valorizzazione delle materie prime locali costruendo filiere capaci di coinvolgere nel progetto agroindustriale le varie componenti interne, a monte e a valle. Oggi più che mai è essenziale mantenere l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle materie prime", come peraltro richiesto dal presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che ha scritto al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli sollecitando una proroga dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle materie prime di alcuni prodotti agroalimentari di estrema rilevanza.