"I rincari mettono in difficoltà l’agricoltura Ma noi siamo al fianco di produttori e famiglie"

Massimo Cristiani, presidente di Selenella: "Abbiamo deciso di non andare in promozione nella Gdo e non incrementare il prezzo delle patate"

I rincari mettono in difficoltà l’agricoltura

I rincari mettono in difficoltà l’agricoltura

"Il comparto ortofrutticolo sta vivendo un periodo particolarmente difficile a causa del vertiginoso aumento dei costi delle materie prime e della siccità che ha caratterizzato la scorsa estate, influenzando negativamente le rese. Al fine di tutelare i nostri produttori e il marchio Selenella abbiamo deciso di non andare in promozione nella Gdo e al contempo di non incrementare il prezzo delle patate per non gravare ulteriormente sulle famiglie, già alle prese con l’inflazione". Massimo Cristiani, presidente di Selenella, traccia un bilancio attuale del settore senza nascondere le difficoltà, ma puntando anche sulla qualità eccellenti dei prodotti per guardare al futuro senza troppo pessimismo.

Pandemia, guerra, rincari: come influiscono per lei questi aspetti?

"Il Covid-19 prima e la guerra in Ucraina poi hanno avuto come effetto principale il forte aumento dei costi delle materie prime, ma anche dei costi di trasporto. Energia, gas, materiale di confezionamento e logistica, gasolio, concimi, mezzi tecnici e acqua, sono solo alcune delle voci di costo che sono aumentate negli ultimi dodici mesi. Questi rincari hanno pesato sui produttori, ma con il progetto ‘Qualità e tutela del valore’ il Consorzio garantisce l’alta qualità riconoscendo ai produttori un minimo garantito al riparo delle oscillazioni di mercato, così da tutelare la redditività dell’intera filiera".

Ci sono richieste che avanzate al governo?

"Questo forte aumento dei costi e i cambiamenti climatici in atto stanno rendendo sempre più difficile produrre patate, mettendo così in difficoltà l’intero comparto. C’è il rischio che le superfici investite vengano ridotte – rendendo il prossimo raccolto insufficiente a soddisfare la domanda interna – per far posto ad altre colture caratterizzate da un costo produttivo inferiore come i cereali. È necessaria un’azione da parte delle istituzioni italiane ed europee per arrestare questo processo già in atto: la pataticoltura è un’eccellenza agroalimentare di primo piano nel nostro paese, in termini di qualità e di volumi della produzione. In questo momento e per i problemi strutturali in essere da anni, bisogna tutelarla e valorizzarla attraverso misure ad hoc".

Quali altri progetti o strategie state sviluppando per rispondere alle difficoltà?

"Il Consorzio prosegue nella sua attività di ricerca e sviluppo, investendo da anni in sperimentazione, con l’obiettivo di mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico e del calo delle superfici. Lavoriamo in particolare, insieme agli operatori del settore, alla lotta ai parassiti, elemento di criticità fortemente penalizzante. Il nostro impegno rappresenta una speranza concreta di poter garantire nel prossimo futuro un contrasto efficace, risolutivo, multidisciplinare, che possa rispondere alle esigenze della pataticoltura italiana".

Quali prospettive vedete per i prossimi mesi, invece?

"La speranza è che i costi di produzione si riducano sensibilmente nei prossimi mesi e che le aziende agricole tornino ad avere la giusta redditività per il loro lavoro. Dal punto di vista climatico, speriamo che la siccità che ha caratterizzato quest’anno non si ripeta nel 2023 e che Governo e Commissione europea mettano in atto politiche che possano davvero contrastare i cambiamenti climatici in atto. La patata è un alimento virtuoso anche dal punto di vista della sostenibilità".

Abbatte gli sprechi?

"La sua filiera produttiva ha un impatto ambientale ridotto e permette di diminuire quasi a zero gli sprechi, grazie ai possibili riutilizzi degli scarti. Vanta infatti un basso consumo di suolo per calorie prodotte, un limitato utilizzo delle risorse idriche e un ridotto impatto ambientale in termini di CO2 immessa nell’atmosfera.

Le sue bucce possono essere riutilizzate in cucina, nel giardinaggio e per la produzione di energia da biomasse. Inoltre, per ridurre ulteriormente gli impatti ambientali, il Consorzio ha attivato progetti per la diffusione di impianti fotovoltaici e stabilito precisi obiettivi di contenimento delle emissioni. La Patata Classica Selenella – conclude Cristiani – è la prima patata ad aver ottenuto la prestigiosa certificazione EPD, Environmental Product Declaration, realizzata attraverso un LCA (Analisi del Ciclo di Vita)".

Francesco Moroni