Tassinari è già pronto alle sfide "Il nostro comparto è un’eccellenza"

Il neo presidente di Assosementi: "Generiamo un miliardo di fatturato all’anno. Supporteremo l’innovazione. Nei prossimi anni consolideremo la competitività del comparto e rafforzeremo i rapporti con le regioni"

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Sarà Eugenio Tassinari a ricoprire per i prossimi tre anni il ruolo di presidente di Assosementi, l’associazione che rappresenta le aziende sementiere italiane. La nomina è avvenuta in occasione del Consiglio direttivo che si è tenuto a Bologna il 1° giugno. Tassinari, 70 anni, succede a Giuseppe Carli, in carica dal 2016, che mantiene un ruolo direttivo con la carica di vicepresidente. Attivo nel mondo sementiero dal 1982, Tassinari ha collaborato con numerose società sementiere del mondo cerealicolo e delle colture industriali.

"Sono felice di mettere la mia esperienza acquisita in oltre 40 anni di attività al servizio di Assosementi, che da cento anni rappresenta il settore sementiero. Il nostro comparto è un’eccellenza del made in Italy, capace di generare un miliardo di euro di fatturato annuo, con oltre 240mila ettari di superfici destinate alla produzione di sementi e circa 20mila agricoltori coinvolti a livello nazionale nella moltiplicazione". Così Tassinari dopo aver ringraziato il suo predecessore Carli per l’ottimo lavoro svolto. "Rafforzare i rapporti con le regioni e le parti agricole a sostegno del seme certificato e a contrasto delle illegalità – ha sottolineato – supportare le attività a favore della ricerca e dell’innovazione e consolidare la competitività del comparto saranno gli obiettivi che perseguiremo nel corso del mio mandato. Ad attenderci nei prossimi anni ci aspettano sfide importanti, in uno scenario che sta mettendo a dura prova l’agricoltura. Il seme è il primo anello di qualsiasi filiera orientata alla qualità e le aziende sementiere italiane sono pronte a fornire risposte concrete per continuare a garantire lo sviluppo e la qualificazione del sistema agroalimentare italiano", ha concluso il presidente.

Si registra, intanto, un’impennata dei costi agricoli, lievitati di oltre il 18% in soli tre mesi, dopo aver chiuso il 2021 con un incremento del 6%. A certificarlo è l’Ismea, l’Istituto di Servizi per il mercato agricolo alimentare italiano, che sta monitorando l’andamento e l’impatto della crisi internazionale dei prezzi, specie dopo l’avvio del conflitto russo-ucraino, sulle singole voci di spesa nel settore primario nazionale.

Pertanto, sulla base di un’indagine che ha coinvolto un campione di 795 aziende del settore primario e 586 imprese di prima e seconda trasformazione alimentare, Ismea ha messo a fuoco le prime indicazioni che sono parte di un report più dettagliato, da cui risulta che per "l’aggregato delle colture vegetali, dove pesano soprattutto i salari, i prodotti energetici, i fertilizzanti e le sementi, si registra nel primo trimestre 2022 un aggravio dei costi sostenuti dagli agricoltori del 20,4% su base annua (dopo il + 5,7% del 2021)", rileva una nota dell’Istituto.