“L’Emilia-Romagna è il cuore agroalimentare del Paese, valiamo sette miliardi, naturalmente è difficile fare delle valutazioni comuni, omogenee, ci sono filiere che vanno molto bene e altre che soffrono di più”. E proprio per tenere alta la qualità produttiva dell’agricoltura dell’Emilia-Romagna, è necessario puntare anche all’estero, a partire dagli Stati Uniti d’America, dazi o non dazi: parole dell’assessore regionale per l’Agricoltura Alessio Mammi, alla giornata conclusiva del festival Agrofutura, grande progetto territoriale e mediatico, ideato per restituire un quadro approfondito di questa ricchezza economica, attraverso interventi politici, economici, tecnologi, accademici e anche ispirazionali, grazie alle storie di chi ha scelto la terra come vita. Il tutto con uno sguardo al futuro, saldamente radicati nella storia e nella tradizione che ancora ha molto da insegnare.

Realizzato da QN-Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino e La Nazione, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dalle Regione Toscana, con il patrocinio del Comune di Bologna e main partner Bper Banca, la due giorni di Agrofutura ha visto la partecipazione di 37 speaker, 23 esercizi commerciali, 9 partner e la realizzazione di 16 laboratori. L’evento è stato inoltre seguito online da 58.136 persone.
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L’assessore Mammi ha affrontato il tema restituendo un’ampia panoramica sul presente e il futuro che andrà affrontato con attenzione, soprattutto per le filiere più sofferenti.
“Il primo problema è soprattutto in campo vegetale – ha sottolineato – e riguarda il salvataggio delle produzioni che soffrono i cambiamenti climatici”.
E prosegue: “Abbiamo avuto tanti danni in questi anni, dalle gelate alla siccità e fino alle alluvioni, quindi questo ambito rappresenta per noi la priorità”.
Ma ha parlato anche di export, affermando che “bisogna continuare a portare i nostri prodotti in tutto il mondo”, non nascondendo la preoccupazione per i dazi. “La miglior difesa è l’attacco – lancia il messaggio – e a giugno saremo di nuovo a New York per portare i nostri prodotti Dop e Igp in un mercato molto importante, perché l’Emilia-Romagna è la regione che esporta di più negli Stati Uniti d’America, con 44 prodotti Dop e Igp che valgono tre miliardi e mezzo, un grande valore economico, sociale ma anche culturale”. E raccontando dei programmi futuri ha svelato il possibile arrivo di due nuove certificazioni virtuose i cui dossier sono in mano alla commissione europea: da una parte l’erbazzone reggiano Igp e dall’altra l’olio dei colli bolognesi Dop, due proposte fatte nei mesi scorsi. “C’è stato un comitato di associazioni, cittadini e imprese che li hanno presentati, la commissione le sta valutando, il ministero ha dato l’ok, e mi auguro che entro fine anno si possa avere almeno uno dei due nuovi prodotti Dop o Igp”.
Tra i partner che hanno creduto nella manifestazione conclusasi tra Palazzo Pepoli e la serra Casa Carlino in piazza Minghetti, Inalca-Gruppo Cremonini, Orogel e Selenella, partner scientifico l’Università di Bologna, partner di ‘Agrofutura in città’ è stata Confcommercio Ascom Bologna, e inoltre i partner per i progetti ‘verdi’ Green Design e Gianluca di O2Farm. Fondamentale la collaborazione di Gabriella Castelli di Laboratorio delle Idee e Paola Congedo di Tavola della Signoria.