Il mondo agricolo chiama e l’Europa deve rispondere, proprio mentre si va a discutere la nuova Pac (Politica agricola comune), che scriverà il futuro dei prossimi dieci anni. Anche perché, come emerso in una relazione a Bruxelles, nel vecchio continente ogni giorno chiudono 800 aziende del settore, senza rinnovamento. E alle nostre latitudini, lo spreco alimentare si attesta al 20%, mentre 37 milioni di europei hanno un pasto proteico garantito ogni due giorni.

È la fotografia scattata da Dario Nardella, membro (dem) della Commissione per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale al Parlamento Ue, fra i relatori a confronto sul rapporto fra l’Italia e l’Europa sulle politiche agricole. Un tema cardine nell’universo Agrofutura. “Le sfide sono gigantesche: nel 2050 ci ritroveremo con il 10% delle rese agricole in meno, per l’impatto ambientale. La presidente dell’Unione ha chiesto di anticipare al 16 luglio l’approvazione della nuova Pac, ma i tempi sono stretti. Servono più risorse, tagliate da anni, e bisogna aprirsi alle nuove tecnologie: l’AI può aumentare la resa produttiva del 10%”. E dunque le tecniche genomiche “offrono un’alternativa valida agli Ogm” così come serve un patto con la scuola per le nuove generazioni”.
Restando a Bruxelles, per Stefano Bonaccini, in Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale al Parlamento Ue, “bisogna puntare sulla difesa della qualità, irrobustire la lotta alle politiche commerciali sleali”. Bonaccini rivendica la data valley emiliana (a proposito, “fra due settimane la presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola visiterà il Tecnopolo di Bologna”) e di essere stato fra i relatori della proposta del nuovo Quadro finanziario pluriennale, passato col 75% dei voti a favore. “Abbiamo chiesto di indicizzare all’inflazione, reintrodurre la ’riassicurazione’ e rivedere i criteri di ingresso dei Paesi in Europa. E sulle nuove tecnologie saranno alleggerite le pratiche”.
Sull’apertura alle Tea (Tecniche di evoluzione assistita) c’è un punto d’accordo con il senatore Marco Lisei: “C’è molto futuro nell’agricoltura, il governo ci crede – spiega il meloniano – e ha iniziato le sperimentazioni in campo delle tecniche Tea, cruciali contro il cambiamento climatico, uno in Veneto e uno in Lomellina, ma gli ecoambientalisti hanno danneggiato i campi. Si paga ancora lo stigma che l’agricoltura inquina, così come gli allevamenti: oggi non sono intensivi, ma innovativi. Il governo punta sull’agricoltura e l’Italia è cresciuta dell’1,4% su altri Paesi, superando la Francia”. “Stiamo riuscendo a cambiare la narrazione errata – conclude Stefano Cavedagna, eurodeputato FdI – in cui si vedeva negli agricoltori dei nemici dell’ambiente, bisognava smettere di coltivare e produrre. C’è una presidenza della Commissione agricoltura che sta portando avanti la nostra visione: l’Europa deve mettere barriere di qualità, ma sostenere le aziende. Dobbiamo sfamare l’Europa con cibo di qualità, tutelare gli agricoltori e la nostra produzione per essere competitivi”.