CRISTINA DEGLIESPOSTI
Agrofutura 

Alessio Mammi: "La nostra Food Valley, un patrimonio diffuso che vale 3,6 miliardi"

L’assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna: siamo il cuore del Paese. Considerando l’intero comparto il valore sale a 34 miliardi di euro. Le 44 tra Dop e Igp contribuiscono a rafforzare il reddito degli agricoltori.

L’assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna: siamo il cuore del Paese. Considerando l’intero comparto il valore sale a 34 miliardi di euro. Le 44 tra Dop e Igp contribuiscono a rafforzare il reddito degli agricoltori.

L’assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna: siamo il cuore del Paese. Considerando l’intero comparto il valore sale a 34 miliardi di euro. Le 44 tra Dop e Igp contribuiscono a rafforzare il reddito degli agricoltori.

di Cristina Degliesposti

Dop e Igp: qual è il significato di marchi come questi oggi e quale attualità hanno nel 2025?

"L’Emilia-Romagna è il cuore agroalimentare del Paese. La Food Valley – spiega Alessio Mammi, assessore all’Agricoltura dell’Emilia-Romagna – con le sue 44 produzioni Dop e Igp vale 3,6 miliardi di euro su una produzione di 8,5 miliardi a livello nazionale e il comparto agro-alimentare della nostra regione raggiunge nel suo complesso quota 34 miliardi di euro, di cui quasi 10 di export. Le Dop e le Igp contribuiscono a rafforzare il reddito degli agricoltori e delle imprese e nel nostro territorio servono a tenere insieme le comunità anche in luoghi dove è più difficile fare impresa e investire. Penso al nostro Appennino; o al valore economico, sociale e di cura del territorio che porta con sé la nostra Dop più illustre: il Parmigiano Reggiano, famoso in tutto il mondo".

Come l’intelligenza artificiale e l’uso dei big data influiranno sull’agricoltura regionale?

"In agricoltura la tecnologia gioca un ruolo fondamentale soprattutto per il contrasto agli effetti del surriscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. L’agricoltura è tra i settori più colpiti come abbiamo potuto vedere in questi anni caratterizzati da alluvioni, gelate tardive, siccità, fitopatie. Attraverso il nuovo Piano di Sviluppo Rurale nei prossimi 5 anni investiremo quasi un miliardo per le produzioni del nostro territorio, a favore delle imprese agricole e di quelle agroalimentari, e il 5% di queste risorse riguarderà proprio ricerca e innovazione. Sono poi importanti gli interventi sul lungo periodo come avere il Centro meteo europeo e il super computer Leonardo a Bologna, al Tecnopolo Dama: infrastrutture alle quali si aggiungerà la sede dell’università Onu per l’area mediterranea, dedicata allo studio dei cambiamenti climatici. E’ chiaro, però, che servono interventi nazionali, decisi e coordinati dal Governo in ambito economico e di politiche pubbliche".

L’uso di droni, sistemi antibrina, lotta fitosanitaria mirata hanno fatto entrare sempre più la tecnologia in agricoltura, ma cosa manca ancora per vincere la sfida climatica?

"Lo scorso anno abbiamo presentato il progetto ‘Frutteti Protetti’, per installare impianti produttivi frutticoli con due tipologie di dotazioni per l’adattamento ai cambiamenti climatici (sistemi antibrina, reti antigrandine, sistemi di irrigazione e raffrescamento, rete di protezione dagli insetti). La dotazione finanziaria complessiva è pari a oltre 70 milioni di euro, con un’intensità di aiuto fino al 60%. A un anno di distanza con la chiusura del primo bando siamo in grado di attivare più di 620 ettari di nuovi frutteti. Il bando regionale ha visto l’adesione di ben 164 imprese agricole, che hanno investito per innovare e mettere in sicurezza le proprie produzioni. Le domande arrivate hanno superato le risorse disponibili, e stanno generando investimenti per 43 milioni di euro a fronte di una dotazione finanziaria di 26 milioni, a dimostrazione del forte interesse del settore per il progetto. Stiamo investendo in un’agricoltura più resiliente, per affrontare le sfide poste dal clima e dal mercato: è in questa direzione che l’Emilia-Romagna continua a costruire il futuro della propria agricoltura".

Quale dovrebbe essere l’azione dell’Europa per sostenere realmente l’agricoltura del continente rispettando le diversità dei singoli Paesi?

"L’agricoltura europea ha fatto enormi passi in avanti dal punto di vista della sostenibilità ambientale e della qualità nelle produzioni. E’ la più sostenibile al mondo, tra i paesi economicamente più forti. Le imprese agricole stanno attraversando da anni una vera e propria tempesta che riduce le capacità di reddito, scoraggia il ricambio generazionale e la possibilità di fare investimenti. Il primo obiettivo è mantenere l’equilibrio tra sostenibilità ambientale, economica e sociale. Senza capacità di generare reddito le imprese chiuderebbero e non avremmo tutti gli altri benefici. Inoltre, per sfide nuove servono nuove regole. Occorre rivedere la normativa sugli aiuti di stato in agricoltura e aumentare il de minimis, soprattutto per favorire le azioni che servono a salvare le produzioni in campo, come i sistemi antibrina, gli invasi e le infrastrutture irrigue. Devono inoltre trovare il giusto impiego anche in Europa le nuove tecniche genomiche (Tea) NO OGM per avere varietà più resistenti, produttive e meno esigenti sull’impiego di risorse ambientali".

Se pensa all’agricoltura del prossimo futuro, qual è l’emergenza che la preoccupa di più?

"Un fenomeno in crescita è la crisi idrica, che colpisce tutta l’Europa mediterranea. Il surriscaldamento globale accentua i fenomeni estremi, come la siccità e gli eventi alluvionali. L’acqua è vita, e la sua mancanza mina inevitabilmente gli approvvigionamenti di cibo. Abbiamo bisogno soprattutto di invasare l’acqua quando c’è, per usarla nei momenti in cui serve. E’ per questa ragione che in questi anni abbiamo investito in maniera significativa in manutenzioni ed efficientamento della rete idrica e irrigua e nella realizzazione di invasi consortili. Più agricoltori se si mettono insieme possono realizzare un piccolo laghetto artificiale per stoccare l’acqua e utilizzarla quando ne hanno bisogno. Ne sono stati realizzati già diversi, e sempre attraverso lo Sviluppo Rurale finanziamo anche in questi mesi questi tipi di intervento per circa 20 milioni di euro. E’ in campo un vero e proprio piano Marshall sugli investimenti irrigui, che vale più di 600 milioni di euro su tutto il territorio regionale: cifre inedite, che stanno migliorando in maniera radicale tutto il sistema".