
Il sindaco Lattuca elogia le facoltà da dove escono i giovani imprenditori: "Innovano, investono, sperimentano, ma il ricambio è un problema". Sul clima: "Alluvioni, siccità e grandinate rendono difficile il raccolto" .
Il Cesenate è un’area a forte vocazione agricola. Il territorio stesso porta un evidente segno della storia attraverso le linee della centuriazione romana. Un’agricoltura attenta all’innovazione e fortemente integrata con il comparto produttivo, attraverso le aziende di trasformazione e commercializzazione, è stato il motore della crescita economica e sociale del territorio, in parallelo con il turismo e la piccola e media impresa. Cambiamento climatico, fragilità del territorio, instabilità dei mercati internazionali e i nodi della redditività e del ricambio generazionale sono tutti temi che incidono pesantemente sul futuro del settore agricolo. Enzo Lattuca, sindaco di Cesena e presidente della Provincia di Forlì-Cesena, è ben consapevole della necessità di rimettere l’agricoltura al centro del dibattito pubblico.
Sindaco Enzo Lattuca, come incidono i cambiamenti climatici sulla situazione della nostra agricoltura e cosa si deve fare a livello locale?
"Eventi estremi come alluvioni, siccità prolungate, grandinate fuori stagione o gelate tardive rendono ancora più incerto il risultato dell’attività agricola. Al di là della sfida globale di provare ad invertire la rotta sul lungo periodo, a livello immediato l’unica cosa che si può fare è proteggere le colture con dispositivi (reti antigrandine e altre misure di protezione, come sistemi antibrina, irrigazione e raffrescamento, ecc.) che migliorano la resistenza a questo tipo di situazioni, che però sono molto costosi. La scala minima di intervento è quella regionale, favorendo investimenti che vadano nella direzione di proteggere le colture".
Le imprese agricole, come molte aziende medio piccole del nostro tessuto imprenditoriale, vivono il problema del ricambio generazionale. Qual è lo scenario attuale?
"Non aspettiamoci un ricambio generazionale diffuso: molti figli hanno intrapreso altre strade professionali rispetto all’agricoltura, e non torneranno indietro. Tuttavia ci sono anche esperienze di giovani agricoltori che innovano, investono e sperimentano, anche aumentando la dimensione media delle aziende agricole".
La situazione internazionale, le crisi in varie parti del mondo, la guerra dei dazi, incidono pesantemente sul commercio e sulle prospettive per le produzioni agricole nostrane. Quali sono le ripercussioni?
"L’attuale contesto di guerre e di incertezza sta facendo molto male alla nostra agricoltura e agroindustria. Il nostro settore agricolo e agroindustriale non può vivere di solo mercato interno, e senza le esportazioni il suo valore aggiunto viene ridimensionato in maniera cruciale".
In tema di innovazione e ricambio generazionale nelle aziende per rimanere all’altezza delle sfide del mercato c’esigenza di investire su formazione e ricerca. Qual è il ruolo di scuole e università per il nostro territorio?
"Il ruolo della scuola e dell’università è fondamentale in qualsiasi ambito se si vuole crescere. Parlando di agricoltura e agroindustria, non è un caso se a Cesena ci sono una facoltà universitaria di Scienze e Tecnologie Alimentari, con tanto di Tecnopolo, e un prestigioso Istituto Tecnico Agrario che continua a crescere. Da quelle aule nel corso degli anni è uscita la gran parte degli imprenditori agricoli e dei tecnici delle nostre imprese agricole, confermando l’importanza del legame tra formazione e ricerca, da un lato, e innovazione e competitività del mondo produttivo dall’altro".
La Regione e il Comune di Cesena nelle loro politiche urbanistiche insistono molto sullo stop al consumo di territorio. Come si relaziona questo principio con il rilancio del settore agricolo?
"La riduzione del consumo di suolo non è un ostacolo allo sviluppo agricolo, anzi, è una condizione necessaria per garantirne la sopravvivenza. Preservare il territorio significa garantire che i terreni agricoli restino tali, contrastando la frammentazione e una trasformazione esasperata del territorio per ragioni economico-speculative o prive di ogni prospettiva".
Il mondo agricolo, come gli altri settori produttivi, segnala da anni una preoccupante carenza di manodopera. In particolare nei campi mancano gli stagionali e si evidenziano le difficoltà di reclutare in maniera stabile e regolare i lavoratori stranieri. Che fare? Le amministrazioni locali possono agevolare le imprese almeno per quanto riguarda la soluzione dei problemi abitativi degli immigrati?
"Negli ultimi decenni l’immigrazione è stata affrontata come un pericolo da cui proteggersi (a parole) e non come una necessità soprattutto dalla destra che ha superato la legge Turco Napolitano che ancora oggi funzionerebbe nel favorire immigrazione regolare e indispensabile.
Ci sono giovani, anche italiani, che fanno stagioni di raccolta agricola, ma con altri stipendi, magari in Australia. Il tema del salario esiste davvero. Sulle politiche per la casa noi siamo pronti a collaborare con chiunque abbia una idea e un progetto".