
Nel 2024, l’Italia ha fatto segnare una produzione di 44,1 milioni di ettolitri (+15% rispetto al 2023), Francia in forte calo a 36,1 milioni, Spagna in ripresa
Boni
Il mondo del vino, che ha dimostrato grande vitalità economica e interesse da parte dei buyers stranieri alla recente rassegna veronese di Vinitaly, rimane in attesa di capire davvero come finirà con i dazi trumpiani. Unione Italiana Vini ai primi di aprile ha lanciato l’allarme: i dazi Usa al 20% rischiano di colpire duramente l’export vinicolo italiano, con un danno stimato di 323 milioni di euro all’anno e oltre 360 milioni di bottiglie coinvolte. Per il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti, "rispetto ai partner europei, l’Italia presenta due principali fattori di rischio: da una parte la maggiore esposizione netta sul mercato statunitense, pari al 24% del valore totale dell’export contro il 20% della Francia e l’11% della Spagna". Però non tutto è perduto, bisogna attendere la fine della telenovela. E comunque l’interesse del mercato americano per le bottiglie italiane rimane molto forte. Lo provano la massiccia presenza di importatori Usa proprio a Verona e i dati dell’export di bottiglie made in Italy che nel 2024 sono positivi.
Diamo uno sguardo intanto al panorama mondiale attraverso l’analisi di State of the World Vine and Wine sector nel 2024, che non è stato un periodo facile a livello globale, a cura di Oiv, organizzazione internazionale della vigna e del vino. L’Italia resiste con un mercato solido rispetto a molti altri Paesi. Ecco i dati pubblicati nel sito dell’Unione italiana vini. Nel 2024 la produzione mondiale è stimata in 225,8 milioni di ettolitri (-4,8% sul 2023), secondo anno consecutivo di calo e minimo storico dal 1961. Le condizioni climatiche estreme e, in parte, la flessione della domanda hanno ridotto i volumi in entrambi gli emisferi. Nell’Ue la produzione vinificata è scesa a 138,3 milioni di ettolitri (-3,5%), livello più basso dal 2000. La locomotiva Italia, però, viaggia veloce: segna 44,1 milioni di ettolitri (+15% sul 2023, ma -6% sulla media quinquennale calcolando però l’effetto Covid); Francia in forte calo a 36,1 milioni (-23,5%), minimo dal 1957; Spagna in ripresa a 31 milioni (+9,3%, ma ancora -11,1% rispetto alla media). Produzioni in calo in Germania, Portogallo, Romania e Austria; in crescita Ungheria e Grecia. Fuori dall’UE, la Russia sale a 5,4 milioni (+19,3%), la Georgia a 2,4 milioni (+26,6%), mentre la Moldavia scende a 1,1 milioni (-39,7%). In Asia, la Cina cala a 2,6 milioni di ettolitri (-17%). Negli Stati Uniti la produzione è stimata a 21,1 milioni di ettolitri (-17,2%), livello tra i più bassi degli ultimi quindici anni. Nell’emisfero sud il volume va giù come non mai negli ultimi vent’anni: 45,8 milioni di ettolitri (-3,6%). L’Argentina cresce a 10,9 milioni (+23,3%) e guida la regione; Cile in calo a 9,3 milioni (-15,6%), Brasile a 2,1 milioni (-41%), Sudafrica a 8,8 milioni (-5,1%). In Oceania, Australia a 10,2 milioni (+5,3%) ma sotto media; Nuova Zelanda in forte calo a 2,8 milioni (-21,2%).
L’Italia sorride nell’export anche nei confronti dei vicini di casa: ha chiuso il 2024 con 21,7 milioni di ettolitri esportati (+3,2%) per 8,1 miliardi di euro (+5,6%), terzo miglior risultato storico, trainato dallo spumante (+12% in volume, +9% in valore). La Spagna cala a 20 milioni di ettolitri, ma cresce in valore a 3 miliardi di euro (+1,4%). La Francia esporta 12,8 milioni di ettolitri (+0,7%) per 11,7 miliardi (-2,4%).
I produttori italiani sanno però che non possono sedersi e aspettare, sanno che nell’anno in corso devono mettere in campo nuove strategie (molti lo stanno già facendo), una programmazione molto attenta e un’azione di marketing che tenga conto dei grandi temi del momento: una leggera flessione dei consumi tra le nuove generazioni attratte con facilità dallo spritz anziché da un bicchiere di vino selezionato, il filone low e no-alcol, passando dal nuovo Codice della strada, che ha fatto scendere la vendita nei ristoranti e nei locali in genere.
L’Italia, comunque, ha nel mazzo la carta vincente dell’enoturismo, che continua a crescere con la presenza sia di italiani che di stranieri. La fantasia italica ha ormai trasformato il turismo del vino in un’esperienza da vivere e non solo limitata alla degustazione di un buon bicchiere, ma allargata alla conoscenza di luoghi, atmosfere e territori. Oggi coinvolge circa 13,4 milioni di visitatori con prospettive di maggior soddisfazione. Internet e la digitalizzazione aiutano e hanno reso più facile avvicinarsi a questa vacanza fatta anche di soggiorni brevi. Ma quello che conta è la qualità complessiva dell’accoglienza. In Italia è l’asso di briscola.