FRANCESCO MORONI
Agrofutura 

La visione di Orogel: "Siamo in campo per il nostro futuro. Sosteniamo le imprese"

Il bilancio di Silver Giorgini, direttore innovazione e qualità del gruppo: "L’età media degli agricoltori è alta e c’è poco ricambio generazionale. Diamo valore alle nostre eccellenze e costruiamo assieme il domani".

Il bilancio di Silver Giorgini, direttore innovazione e qualità del gruppo: "L’età media degli agricoltori è alta e c’è poco ricambio generazionale. Diamo valore alle nostre eccellenze e costruiamo assieme il domani".

Il bilancio di Silver Giorgini, direttore innovazione e qualità del gruppo: "L’età media degli agricoltori è alta e c’è poco ricambio generazionale. Diamo valore alle nostre eccellenze e costruiamo assieme il domani".

Giorgini, che opportunità può essere per Orogel un evento come Agrofutura?

"Noi, quando si parla del futuro dell’agricoltura, cerchiamo sempre di esserci". Silver Giorgini, direttore Innovazione e Qualità di Orogel, traccia un bilancio del settore e guarda al domani sapendo anche di poter contare sulla possibilità di una vetrina importante come Agrofutura. Le sfide di oggi, quelle che devono ancora arrivare, e le richieste alle istituzioni finiscono così in un quadra che parte anche dagli ultimi risultati del marchio.

Ci racconti di più.

"La nostra azienda è assolutamente impegnata sulla filiera, 100% italiana: parlando sinceramente possiamo dire che, a guardarlo ora, il futuro della nostra agricoltura non è proprio rose e fiori".

Che intende andando nello specifico?

"Non possiamo non rilevare alcune situazioni più ombrose, che dobbiamo cercare di capire per affrontare concretamente le problematiche".

Che tipo di problematiche?

"Un primo problema può essere quello del cambio generazionale nell’agricoltura. Oggi in Italia l’età media dell’agricoltore è 55 anni, ciò significa che in campo i giovani sotto i 30 anni sono davvero pochi. Va detto che stiamo anche entrando nell’inverno demografico: questo mestiere è sempre meno attrattivo rispetto a un tempo, ovvero quando avevamo le famiglie contadine. I giovani studiavano l’agricoltura a scuola, mentre oggi il tessuto sociale è diverso".

Questo cosa comporta?

"Adesso l’agricoltura è diversa cioè meno intensiva, senza impegni 24 ore su 24: noi per primi dobbiamo capire come saranno strutturati i prossimi venti anni".

Bologna è al centro della food valley e più in generale del sistema agricolo del nostro Paese?

"Bologna è il capoluogo della regione capostipite dell’agricoltura in Italia e tra le prime in Europa. Abbiamo eccellenze stratosferiche in Emilia-Romagna: qui negli anni Ottanta abbiamo avuto i primi esempi di lotta all’agricoltura integrata con nuove modalità. Oggi, però, serve un altro tipo di approccio".

Quale?

"Io, che sono anche ad della Sicural (centro di ricerche nel settore agronomico, ndr), sottolineo sempre come dobbiamo occuparci della fertilità dei suoli. Dobbiamo rigenerare i nostri terreni e sostenere con risorse i principi che hanno reso famosa la produzione italiana nel mondo".

Quali sono le ultime novità di Orogel?

"Siamo un’azienda italiana che investe risorse importanti, come ci piace ricordare, dal campo fino alla tavola. Ci occupiamo di tutto quello che interessa la filiera. L’agricoltura 4.0, ad esempio".

Su questa cosa sottolinea?

"Si parla tanto di intelligenza artificiale, noi cerchiamo di applicarla là dove è necessario. È importante aiutare gli agricoltori per produrre sempre al meglio affrontando problematiche come quella dei cambiamenti climatici".

Poi?

"Poi guardiamo sempre al mercato e a quello che chiede il consumatore. Richieste che vanno sempre più verso prodotti biologici e biodinamici. Il consumatore chiede sempre più prodotti ricchi di nutrienti, secondo le diete più consolidate e riconosciute".

Voi come vi comportate?

"Noi andiamo dietro questo tipo di richieste cercando di favorire non solo la salute a tavola, ma anche il servizio. I dati che provengono dallo studio dei mercati evidenziano come 10 anni fa si impiegavano in media circa 2 ore a cucinare per la propria famiglia. Lei sa quanto tempo si impiega oggi?".

No...

"Circa 15 minuti".

Quali sono, invece, le richieste che avanzate alla politica e alle istituzioni?

"Alla politica chiediamo sempre che abbia un occhio di riguardo per chi fa agricoltura, soprattutto con l’obiettivo di aiutare i giovani a impegnarsi in questo settore che dà comunque grandi opportunità e soddisfazioni. Non siamo Cenerentola, ecco (sorride, ndr). Esiste la necessità di aiutare le aziende a evolversi, di promuoverle, di far risaltare i prodotti eccellenti che possiamo vantare. Oggi il Ministero si chiama ‘della Sovranità alimentare’. Io ci credo molto".

In cosa si traduce questo?

"Significa avere un Paese auto sufficiente o comunque sufficientemente autonomo. Un Paese che dipende da altri per mangiare non naviga in acque sicure. Quello del cibo è un asset molto importante per l’Italia e non solo. Poi non dimentichiamo anche del turismo".

Un fattore chiave?

"È ovviamente una voce molto importante dal punto di vista economico e il turismo straniero, in particolare, vede grande movimento in Italia non solo per le bellezze che abbiamo, ma soprattutto per la nostra bellezza a tavola. Questo è l’obiettivo su cui tutti dobbiamo impegnarci per costruire il nostro futuro".