
La squadra ricevuta da Mattarella, il trofeo alzato dopo 51 anni: completata la risalita tra i grandi. Ma è anche un punto di partenza: all’orizzonte c’è già una stagione da vivere su quattro fronti.
Marchini
Quando dal futuro pescheranno nella memoria, verranno a galla tante emozioni di quella stagione 2024-2025. E sarà come tornare a quei giorni di quell’annata che restituì ai bolognesi la possibilità di sognare. Un album da sfogliare e risfogliare ancora, perché ogni fotografia sarà come rimettere i piedi dentro un momento speciale. Sentirne la eco, respirarne la gioia, come se fosse ancora quel giorno. Il Bologna che sfila sull’erba verdissima di Anfield, la prima vittoria in Champions League contro il Borussia Dortmund, la finale di Coppa Italia conquistata dopo una vita. E ancora: il pellegrinaggio di trentamila bolognesi a Roma, i rossoblù ricevuti al Quirinale da Mattarella, la notte dell’Olimpico, il destro di Ndoye, capitan De Silvestri che alza al cielo la coppa, quella coppa. Tante fotografie in una sola parola: felicità.
Vi rendete conto cosa abbiamo vissuto? In fondo forse no. Certe imprese hanno dimensioni talmente grandi che soltanto il tempo riesce a scontornarne i confini (ammesso che li abbiano). Quello che Vincenzo Italiano e i suoi ragazzi hanno realizzato nella stagione appena conclusa appartiene a queste speciale categoria di eventi. E’ qualcosa che capiremo soltanto con il tempo.
Intanto, c’è un presente da vivere con l’orgoglio tornato a pulsare forte e l’entusiasmo fuori controllo. Dov’eravamo rimasti? Alla parata del 25 maggio, con quarantamila bolognesi ad apparecchiare un’enorme festa di strada e di piazza. Quella piazza che Italiano, nel giugno di un anno fa, aveva detto di voler riempire ancora. Erano giorni di incertezza e - ammettiamolo - anche di grande diffidenza. Perché Thiago Motta era scappato, come una sposa che, a poche curve dall’altare, chiede all’autista di svoltare e cambiare marcia (con destinazione Torino). Sembrava finito il mondo senza il mago di Sao Bernardo do Campo. E, invece, Vincenzo da Ribera, angolino di Sicilia dove le arance brillano, ha fatto addirittura meglio, riportando sotto le Torri un trofeo che mancava da cinquantuno anni.
Un’impresa eccezionale, ma anche generazionale, la sua, perché i riflessi di questa felicità abbracceranno tante giovani classi di tifosi. Niente più maglie di altri colori: è tornato di moda il rossoblù. "Adesso, però, viene il difficile", ci sentiremo dire, in una sorta di remake di un’estate fa, quella post qualificazione in Champions. Chiaramente la faccenda si fa più complicata per il Bologna, perché le aspettative lievitano, perché gli avversari ti conoscono e perché i rossoblù saranno impegnati su quattro fronti. Intanto un campionato da affrontare con l’obiettivo di confermarsi nella zona coppe. Poi un’Europa League da scoprire, sperando di andare più avanti possibilmente con l’esplorazione. E ancora: una Coppa Italia da difendere, come è imposto a tutti i custodi di una gioia. E, infine, una Supercoppa in Arabia da vivere con leggerezza e senza limiti: intanto iniziamo con la semifinale contro l’Inter, poi vediamo che piega prendono i sogni.
Fondamentale sarà capire che piega prenderà l’estate del calciomercato, con le sue curve pericolosissime. Sono piovuti forti i primi rumors, su Ndoye, su Beukema, su Lucumi: la speranza è che non diventino veri e propri temporali. Ma a Casteldebole hanno dimostrato di avere ombrelli grandi, per resistere a qualsiasi burrasca. La stabilità della gestione Saputo e la continuità con la conferma di Italiano in panchina sono ripari sicuri da ogni evenienza. Questo Bologna ha ormai la forza per non spaventarsi più di nulla. La forza che hanno soltanto le grandi squadre.