
Il calcio di Italiano ha esaltato la fase offensiva: lo svizzero mai così prolifico. Orso primato personale. Castro e Dallinga si sono alternati. Odgaard, reti pesanti.
Con Vincenzo Italiano il Bologna ha finalmente messo le ali. Riccardo Orsolini ha raggiunto la piena maturità e sta vivendo la miglior stagione della carriera, è esploso Dan Ndoye, si è messo in evidenza Benjamin Dominguez, è tornato Nicolò Cambiaghi. Ma il tecnico ha saputo spremere qualcosa pure da oggetti misteriosi come Jesper Karlsson e Samuel Iling-Junior, che hanno salutato la compagnia a gennaio, e da Kacper Urbanski (anche lui dirottato altrove).
Ma c’è dell’altro. Si è reiventato Jens Odgaard, è riuscito a mantenere coinvolto un Giovanni Fabbian che ha numeri realizzativi simili a quelli della scorsa stagione, pur nell’ambito di un impiego inferiore, anche in virtù del fatto che il Bologna ha giocato ben tre competizioni.
E ancora: l’esplosione di Santiago Castro, fino all’infortunio di metà marzo e la capacità di non perdere per strada un Thijs Dallinga che ha reso molto al di sotto delle attese, ma che alla fine si è distinto come l’asso di Coppe: soprattutto di Coppa Italia. La nuova gestione ha fatto segnare un rendimento offensivo come mai prima: è dall’attacco che dipendono le sorti rossoblù.
A raccontarlo i numeri della stagione. Alla vigilia della gara di campionato con il Milan, la prima delle due sfide contro il Diavolo, i rossoblù sono arrivati con 66 gol segnati: 57 dagli uomini offensivi. Da Orsolini sono arrivate 15 reti stagionali (13 in campionato, con la perla inutile di venerdì a San Siro e 2 in Coppa Italia), da Ndoye 8, tutte in serie A, l’uomo più cresciuto se si considera che nell’intera passata stagione ne mise a segno 2, di cui appena una in campionato. Ma sul conto figurano pure le 4 reti di Dominguez, le 2 di Iling Junior, 1 per Karlsson, Cambiaghi e Urbanski (a gennaio passato al Monza). Ma non è finita. Dieci sono arrivate dai trequartisti: 6 di Odgaard e 4 di Fabbian. Infine le punte e non è un dettaglio: 10 da Castro (in campionato e 2 in campionato con 8 assist, dei quali 5 in campionato), alla prima stagione da protagonista per un 2004 entrato già nei radar delle big europee. Con lui in campo è un altro Bologna.
Ma pure Dallinga è in crescita e re di Coppe: solo due gol in campionato per l’olandese pagato 15 milioni, che diventano 6 considerando la storica rete valsa la prima vittoria del club in Champions (unico attaccante a segno in Europa e in tutte e tre le competizioni) e pure tre reti in Coppa Italia che lo vedono miglior marcatore rossoblù nella competizione, al netto delle difficoltà e della pubalgia.
Non mancano le eccezioni: basti ricordare il gol di Freuler con la Juventus: ma solo 9 reti su 66 sono arrivate da giocatori che non riguardano il reparto offensivo.
Ovvio e scontato che la finale di Coppa Italia passerà soprattutto da loro e dai dubbi che li riguardano: perché Castro e Dallinga non sono al meglio, perché si cerca di ’forzare’ il recupero di Ndoye, indispensabile alla voce realizzazione e per capacità di creare superiorità numerica. Tra l’altro segnò lui il gol vittoria al Dall’Ara in campionato contro i rossoneri a febbraio (nel recupero del match rinviato per l’alluvione), guarda caso su assist di Cambiaghi. E guarda caso si cerca di gestire Odgaard, l’uomo della svolta, del cambio tattico, seconda punta che lega il gioco, si lancia in profondità e segna sfruttando le incursioni e gli uno contro uno delle ali e i cross dei terzini. Italiano ha regalato al Bologna un attacco prolifico come raramente si era visto. Da loro, numeri alla mano, passerà la possibilità di mettere il punto esclamativo sulla stagione. Infermeria e condizione permettendo: perché in tanti hanno marcato visita sul più bello ed è questo ora il problema a cui trovare rimedio.