
Bandiere e tifo nella curva rossoblù
Baroncini
Senza alcun buonismo, ma con il pragmatismo tipico di questa terra, non temiamo smentite nel dire che l’appuntamento con la Storia di oggi – e la relativa cavalcata che ci ha proiettato da comprimari a protagonisti del calcio italiano ed europeo – sarebbe stato inimmaginabile 24 mesi fa e per questo bisogna solo ringraziare. E farlo ancora, in religioso ossequio. Con lo stesso spirito, che è anche quello del bolognese e dell’emiliano operoso ma mai soddisfatto, con una tensione alla perfezione che spesso porta allo sbuffo modulato dalla bonomia, diciamo però che le aspettative sono altissime e, come accade per l’economia piuttosto che sul minato fronte della sicurezza cittadina, non ci interessa cosa accade negli orticelli altrui quanto, semmai, l’evoluzione dei nostri mezzi. Bologna e il Bologna sono unici.
La Champions ci ha abituato bene, benissimo, e chi ha seguito i rossoblù negli anni più complicati su campi non sempre sfavillanti, ha avuto l’occasione di festeggiare un successo contro il Borussia Dortmund che vale mezzo secolo d’attesa. Resta che la corsa si è complicata, in un campionato quantomai livellato, mentre l’attesa (ergo le richieste petroniane) cresce. Europa e Italia fanno rima con Coppa, la Coppa che ci giochiamo domani sera e che, comunque vada, consegna all’urgenza delle cronache (e della Storia di cui sopra) un ritrovato sentimento di comunità: questo è il risultato principale ottenuto da Saputo & co. E questo è impagabile. Ineludibile: le vetrine rossoblù che ormai da quasi due anni raccontiamo quasi quotidianamente sul Carlino ne sono l’esempio più pimpante; i viaggi della passione dei tifosi che si sono mossi in mezz’Europa e riempiono il Dall’Ara aumentano questa percezione; la transumanza romana di domani amplifica la sacralità dell’occasione, preparandoci comunque alla consapevolezza che siamo – al plurale, come si conviene a chi soffre e gioisce insieme – uno spettacolo.
Non è un caso che tutto ciò avvenga nel centenario dello scudetto, uno scudetto che in maniera bizzarra e antistorica qualcuno (a Genova) vorrebbe addirittura toglierci. Ma la storia e il mito non si possono eliminare con un colpo autoritario, figuriamoci a suon di clic di tastiere. Dunque, godiamoci questa notte magica. Godiamoci la nostra comunità, sorretti dalla storia. Aspettiamo senza avere paura, domani.