
Il danese è arrivato nella passata stagione come rinforzo a gennaio e ha subito dato il suo contributo con gol e assist per la Champions. È entrato nel finale a Roma tenendo su la squadra in attacco. .
Giordano
E’stato il rinforzo di gennaio nella stagione 2023-24, quella della Champions League: gol di rincorsa salendo dalla panchina e l’assist per Ndoye a Napoli, nella gara che diede l’aritmetica qualificazione europea.
Ma era solo l’inizio, perché Jens Odgaard, arrivato in prestito con diritto di riscatto e poi riscattato per quattro milioni, è diventato l’uomo della svolta sotto la gestione di Italiano, che ha portato al trionfo di Roma. Ci sono le intuizioni degli uomini mercato e il danese è senz’altro tra queste. Ma poi ci sono quelle del tecnico e quando i due fattori si sposano ecco il botto: perché Odgaard, ex settore giovanile dell’Inter prelevato dall’Az Alkmaar, era arrivato come sostituto della punta, che poteva giocare a destra al posto di Orsolini. Poi la svolta. Attorno a lui, mister Italiano ha costruito il 4-2-3-1, ritagliandoli l’inedito ruolo di trequartista sottopunta: la sorpresa di questa stagione, condita da 6 reti e 5 assist, compreso quello per Orsolini che ha spianato la strada nella semifinale di andata contro l’Empoli.
Con Odgaard e il 4-2-3-1, il Bologna di Italiano è risalito dal 13esimo al quarto posto, fino al crollo finale. Anche perchè è crollato Odgaard, vittima della pubalgia che lo ha portato sotto i ferri.
Ma solo dopo avere stretto i denti fino alla conquista del trofeo, subentrando a Roma per tenere sù la squadra nel finale e chiudere la gara con il Milan trofeo in mano.
"E’ perfetto in questo ruolo. Affianca la punta, va in profondità, ha struttura, tiro da fuori, ma sa faticare: attaccante aggiunto e centrocampista aggiunto", ha detto Italiano di lui.
Si è preso il Bologna. E si sarebbe preso pure la nazionale, se infortunio e obiettivo di club non avesse costretto giocatore e ct a rinviare l’appuntamento. E con Odgaard torna a sventolare la bandiera danese sotto le Due Torri: bandiera sventolata altissima con Nielsen, che fu il mito negli anni dello scudetto (103 reti in 179 gare), non con Skov Olsen, in anni più recenti, la delusione. Odgaard è la sorpresa di un Bologna stupefacente. Sei reti reti in questa stagione: si è sbloccato a Genova, con un tiro da fuori in buca d’angolo, si è ripetuto a Cagliari.
Poi un’altra specialità della casa: inserimento controllo e tiro con Fiorentina, Monza e Verona.
Segna di destro, di sinistra, in area e da fuori. E’ manca il colpo di testa, nonostante la stazza, non la giocata volante con la Lazio, in spaccata, altra rete decisiva per sbloccare la gara, perché è pure uomo da gol decisivi.
E nel bagaglio tecnico del ragazzo ci sono pure le giocate decisive per i compagni: assist per Dominguez con il Verona all’andata, Dallinga realizzò il momentaneo 1-1 contro la Roma su un suo passaggio sotto porta e con il Borussia Dortmund schema ripetuto nella notte della prima storica vittoria in Champions della storia.
Ecco l’uomo della svolta del Bologna di Italiano, l’ultimo affare di Giovanni Sartori che ha portato il Bologna sul tetto d’Italia.
Chapeau.