GIANLUCA SEPE
Coppa Italia

Ravaglia, talento doc. Da Castel Maggiore al sogno Champions. Le sue mani sul futuro

Ha debuttato con Mihajlovic e collezionato 15 presenze quest’anno. Dagli esordi con il Progresso alla Coppa Italia, fino all’amore per il basket. Storia di un bolognese vero, legato alla maglia e alla sua città.

Ha debuttato con Mihajlovic e collezionato 15 presenze quest’anno. Dagli esordi con il Progresso alla Coppa Italia, fino all’amore per il basket. Storia di un bolognese vero, legato alla maglia e alla sua città.

Ha debuttato con Mihajlovic e collezionato 15 presenze quest’anno. Dagli esordi con il Progresso alla Coppa Italia, fino all’amore per il basket. Storia di un bolognese vero, legato alla maglia e alla sua città.

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Nelle sue mani il Bologna del futuro, negli occhi ancora il luccichio di chi ha coronato un sogno e ha intenzione di continuare a viverlo anche nei prossimi anni. Federico Ravaglia ha cucito il rossoblù addosso sin da piccolo, sin da quando ha messo piede a Casteldebole. Arrivato al Centro Tecnico Nicolò Galli da un’altra formazione rossoblù, il Progresso Calcio di Castel Maggiore dove ha dato i primi calci al pallone, il gigante estremo difensore ha fatto tutta la trafila delle giovanili, arrivando ad esordire in serie A con la sua squadra del cuore grazie a Sinisa Mihajlovic.

Un figlio di Bologna che dopo essersi reso protagonista nella cavalcata europea della passata stagione ha raggiunto anche un altro traguardo, quello di debuttare in Champions League. Una notte indimenticabile, quella con lo Sporting Lisbona, che anche senza vittoria finale rimarrà indelebile nella sua mente. Per lui quest’anno sono state 15 le presenze totali, 12 in campionato, due in Coppa Italia e la già citata prestazione nella notte del José Alvalade. Sei le partite terminate a reti inviolate per un totale di 16 reti subite.

Una stagione culminata con la vittoria della Coppa Italia che Ravaglia aveva messo qualche mese fa in cima alla lista dei desideri. Detto fatto, con il portiere classe 1999 che ha messo in bacheca anche il primo trofeo vinto in maglia rossoblù, suggellando un legame con la città e con questi colori che si sente cuciti addosso.

Dai primi calci a cinque anni su quel campo di Castel Maggiore di tempo ne è passato tanto, per un estremo difensore moderno che sa giocare anche con i piedi, merito di quegli allenatori che a livello giovanile gli hanno anche cambiato ruolo per adattarlo al calcio moderno, ma anche di una lunga gavetta che l’ha visto passare per il Sudtirol, il Gubbio, il Frosinone e la Reggina, prima di tornare a casa sua per ritagliarsi uno spazio da protagonista. Sì, perché dietro alle spalle larghe di Skorupski ci sono quelle altrettanto pronte di Federico da Castel Maggiore, che con la faccia pulita e la voglia di emergere si è sempre fatto trovare pronto, rappresentando molto di più di un semplice gregario. Come in quella notte di San Siro quando parò il rigore a Lautaro Martinez, regalando una gioia non solo al popolo rossoblù, ma anche anche agli amici che lo avevano seguito in trasferta.

I legami con le sue origini e soprattutto con suo fratello gemello Alessandro, anche lui calciatore, impegnato come difensore in Promozione. Hanno condiviso la passione per il calcio sin da piccoli, oltre a quella per il basket, altro sport che all’ombra delle Due Torri non è casuale, incoraggiandosi sempre a vicenda.

Come non è casuale il suo ruolo in campo visto che anche papà Leonardo ha giocato a lungo come portiere tra i dilettanti e nemmeno il numero, il 34 che ha scelto sin dal suo arrivo in prima squadra per omaggiare suo nonno Francesco, nato nel 1934 e ovviamente tifosissimo del Bologna.

Per Ravaglia si aprono le porte di una nuova stagione, con il contratto sino al 2028 prolungato alcuni mesi fa e la voglia di essere ancora protagonista per la sua città.