Caravita: "Combattiamo la contraffazione estera"

Il brand manager della kermesse: "‘Italian sounding’, un fenomeno che vale oltre cento miliardi. Occorre far conoscere i nostri prodotti e tutelarli al meglio"

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di Francesco Moroni

"La nostra missione è quella di difendere l’authentic italian food, nonché quella di supportare le esportazioni delle aziende, definendoci come un acceleratore di business, soprattutto sui mercati esteri". Riccardo Caravita, brand manager di Cibus, racconta gli obiettivi e le strategie dietro al grande salone internazionale dell’agroalimentare italiano. Con un focus, in particolare: "Promuovere il nostro fantastico territorio, non solo quello della food valley".

Che altro?

"Questo è uno tra i principali distretti agroalimentari del mondo: siamo il baricentro, se dovessimo tirare un raggio di 100 chilometri da Parma, troviamo la stragrande maggioranza di tutte le produzioni d’eccellenza d’Italia".

Per cosa vi battete?

"Uno dei nostri scopi principali è lottare per contrastare il fenomeno dell’italian sounding".

In cosa consiste?

"Si tratta della contraffazione dei prodotti italiani all’estero, che purtroppo, quest’anno, ha raggiungo l’ammontare di 100 miliardi di euro. Praticamente, il doppio rispetto alle esportazioni che siamo in grado di mettere in campo".

Numeri da non credere...

"Diciamo che, se dieci anni fa le esportazioni erano 40, l’italian sounding era già a 80: sta andando avanti in proporzione".

Come si affronta tutto questo?

"La strada giusta non è solo promuovere il Made in Italy, ma tutelarlo. Quest’anno siamo a 52 miliardi: un record per l’agroalimentare, con un + 9% sul mercato italiano. E, così, crescono anche le contraffazioni".

Quali azioni concrete?

"Occorre, innanzitutto, far capire la differenza tra un ‘real’ Parmigiano Reggiano e un ‘fake’ Parmisan cheese. Educare, promuovere, portare i buyer nella nostra realtà per fare toccare loro con mano le nostre eccellenze. Che sono buone, sane, sicure, mostrando insomma l’intera filiera controllata e i nostri processi produttivi".

Il ritorno dei buyer esteri è un valore aggiunto per voi?

"È la vera novità del Cibus 2022. Abbiamo una geografia da tutto il mondo, in pratica. va detto che in questi processi la pandemia ha un po’ aiutato: le nostre aziende sono state più brave di tante altre straniere, perché hanno continuato a rifornire il circuito della grande distribuzione italiana ed estera, senza mai lasciare gli stock senza forniture".

Il ruolo del cibo torna centrale di questi tempi, dunque...

"Per decenni, in periodo di pace diciamo, il cibo è stato quasi banalizzato: non è mai stato al centro del dibattito. Oggi riacquista questo ruolo con più forza che mai, e noi vogliamo esserne promotori".