"Inalca, ecco una vera economia circolare"

Sorlini, responsabile Qualità (Gruppo Cremonini): "Ci occupiamo anche del recupero e della valorizzazione dei sottoprodotti del bovino"

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di Francesco Moroni

Sorlini, qual è la mission di Inalca nella lotta allo spreco?

"Valorizzare, rigenerare i sottoprodotti dell’intera filiera del bovino con l’obiettivo zero waste. Molti non sanno quante tipologie di prodotti si possono ottenere dal bovino. Quando pensiamo a questo animale, ci viene in mente la carne che troviamo in macelleria, ma dimentichiamo tante altre preziose sostanze. Oggi la perfetta integrazione esistente nell’intera filiera Inalca, la costante innovazione applicata ai suoi cicli produttivi, e un modello che dall’allevamento ai suoi processi industriali e alla sua energia autoprodotta è quello di una concreta economia circolare, hanno consentito di azzerare ogni forma di scarto. Nel nostro ciclo non esistono più scarti non utilizzabili e da smaltire, ma solo sottoprodotti di lavorazione da cui riusciamo ad ottenere la migliore possibile valorizzazione in settori profondamente diversi dalla farmaceutica alla cosmetica al biomedicale al per food ed all’energia". Giovanni Sorlini, responsabile Qualità, sicurezza e ambiente di Inalca (società del Gruppo Cremonini), racconta il mondo ‘sconosciuto’ dietro alla filiera della carne. Sorlini interverrà oggi pomeriggio a Cibus, alle 17.30, in occasione della tavola rotonda ‘La seconda vita degli scarti’, nella Sala Workshop del padiglione 4.

Di cosa vi occupate, dunque?

"Oltre alle carni, otteniamo prodotti che vengono utilizzati in numerosi settori diversi dall’alimentare, come quello farmaceutico ad esempio: come dicevo, il collagene bovino viene utilizzato in numerosi settori, dalle protesi valvolari impiegate in cardiochirurgia, a prodotti utilizzati in dermatologia e ortopedia per migliorare la cicatrizzazione in caso di ustioni o traumi. Ma non solo, con i reflui otteniamo energia utilizzata per la produzione di biometano, un carburante sostenibile utilizzato nelle flotte di trasporto, oltre a fertilizzanti organici e compost di alta qualità da utilizzare nei terreni agricoli. Grazie al controllo integrato di tutta la filiera, dal campo alla tavola, che Inalca è in grado di gestire, non parlerei quindi più di scarti, né tantomeno di rifiuti. Ogni prodotto ottenuto dalle lavorazioni agricole e industriali trova collocazione in un determinato mercato come prodotto in sé".

In che modo?

"Con tecnologie specifiche, come nel caso delle ossa che non vengono più scartate o collocate in circuiti a basso valore, ma interamente recuperate per produrre nuovi alimenti, come faceva la massaia di una volta che aveva il tempo e la capacità di fare un buon brodo per la cena. Abbiamo realizzato un impianto che trasforma le ossa provenienti dal circuito industriale Inalca, in perfette condizioni di freschezza e conservazione, per produrre sego alimentare destinato all’industria dolciaria, proteine alimentari reimpiegate in processi alimentari, oltre a prodotti destinati all’industria farmaceutica e dei fertilizzanti. In questo impianto riusciamo a produrre gelatine utili alle capsule per l’industria farmaceutica: un prodotto che rappresenta un ulteriore valore aggiunto in una popolazione mondiale che vuole prodotti di ampio utilizzo suino free".

Poi?

"Anche prodotti per l’industria cosmetica, mangimistica, del pet food, che trovano valore nella misura in cui sono ottenuti da materie prime selezionate, in ottime condizioni di conservazione e provenienti esclusivamente da una determinata specie animale. Tutto questo è possibile grazie al completo controllo della filiera e la possibilità di aggregare quantità sufficienti di prodotto in perfette condizioni per realizzare impianti di trasformazione dedicati, in un circolo virtuoso che azzera all’origine sia lo scarto che il rifiuto".

Che altro?

"La pelle, oggi, non è più destinata solamente all’utilizzo conciario, un processo peraltro messo in campo con tecniche sempre più sostenibili. Dalla pelle è possibile ottenere anche proteine per l’industria alimentare e mangimistica".

Tutto questo rientra in un’economia circolare ancora da sviluppare?

"Se si entra nella cultura dell’economia circolare e del recupero, si sviluppano a catena nuovi processi produttivi tra loro integrati e complementari, sino a realizzare un vero e proprio

ecosistema industriale a zero scarti. Questa è la vera natura di un’azienda integrata".

Ci dica meglio.

"Un’azienda che vuole dirsi sostenibile deve avere come modello di business l’integrazione di tutte le attività di una determinata filiera, agricole e industriali, questa è la necessaria condizione di partenza per uno sviluppo dell’economia circolare".