PAOLO TOMASSONE
Cultura 

Capanno Tassoni, aria di mare ad alta quota

Il rifugio di Fanano, a 1.317 metri di altitudine, è gestito da due storici ex bagnini: richiami balneari nell’arredo e nel merchandising

In alto Christian Adani e Luca Uzzielli e il merchandising del rifugio

In alto Christian Adani e Luca Uzzielli e il merchandising del rifugio

A 1.317 metri d’altitudine, nel cuore dell’Appennino modenese, c’è un rifugio dove la montagna dialoga con il mare.

Non è un miraggio, ma la peculiare visione di Christian Adani e Luca Uzzielli, che da un anno gestiscono il Capanno Tassoni di Fanano. Ex bagnini con una lunga esperienza nella ristorazione sul Cimone, hanno portato una ventata di aria marina in quota, creando un ambiente unico nel suo genere.

L’idea è tanto semplice quanto originale: richiami marittimi nell’arredamento, merchandising che strizza l’occhio alla cultura balneare e un brand che gioca sulla contaminazione tra questi due mondi apparentemente distanti. Ma la tradizione montana resta solida come le pareti dello storico rifugio, costruito negli anni ‘30 dal Corpo forestale dello Stato. "Capanno Tassoni è un luogo accessibile a tutti - spiega Christian Adani –. Qui si può fare una sosta dopo un’escursione immersi in uno dei luoghi più incantevoli del nostro Appennino. Nelle giornate terse, il panorama regala viste mozzafiato: si scorge il mare, l’isola d’Elba e naturalmente sua maestà il Cimone".

La struttura, che dispone di quaranta posti letto ed è riconosciuta come rifugio alpino, è diventata in poco tempo un punto di riferimento per un turismo in evoluzione. Il Covid ha cambiato le abitudini dei viaggiatori, sempre più orientati verso esperienze autentiche e sostenibili. Non solo sciatori quindi, ma anche famiglie alla ricerca del pranzo domenicale fuori porta, escursionisti con zaino e ramponcini diretti alla Croce Arcana o allo Spigolino, appassionati di ciaspolate che possono noleggiare l’attrezzatura direttamente al rifugio. La cucina rispecchia questa filosofia di autenticità: prodotti a chilometro zero, dalla ricotta del caseificio locale alla farina dei mulini della zona, dalle castagne autunnali ai funghi del sottobosco. I piatti sono quelli della tradizione – crescentine, gnocco fritto, pasta fatta in casa – ma con un tocco di ricercatezza che non tradisce le radici. Capanno Tassoni è solo una delle tante realtà che rendono vivo l’Appennino modenese. Una rete di rifugi, sentieri e luoghi da scoprire che sta attirando un numero crescente di visitatori.

"Questo fermento", sottolinea Adani, "è il risultato di un grande lavoro di squadra. L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Stefano Muzzarelli, sta facendo molto per la valorizzazione del territorio, e i risultati si vedono. La sinergia tra operatori turistici, associazioni e istituzioni è la chiave per far crescere ancora il nostro Appennino".

Il successo di Capanno Tassoni racconta una montagna che cambia, che sa reinventarsi senza perdere la propria identità. Un luogo dove gli opposti si attraggono: l’aria frizzante d’alta quota e la brezza marina nei dettagli dell’arredo, il silenzio dei boschi e il vociare allegro degli escursionisti della domenica, la tradizione secolare dell’ospitalità montana e l’innovazione di una gestione che guarda al futuro.

Da qui partono sentieri per tutti i gusti: in quattro ore si può completare l’anello che tocca il rifugio del Duca degli Abruzzi, ma ci sono percorsi adatti a ogni livello di preparazione. I due ampi parcheggi facilitano l’accesso anche alle famiglie, rendendo la struttura un punto di partenza ideale per scoprire questa porzione di Appennino ancora autentica.

In fondo, come suggerisce il sorriso di Christian e Luca, forse non c’è poi tanta differenza tra essere bagnini in Riviera e gestire un rifugio in montagna: in entrambi i casi si tratta di accogliere le persone e far loro vivere un’esperienza indimenticabile. Anche se qui, invece della sabbia, ci sono i sentieri, e al posto delle onde c’è il profilo maestoso del Cimone.

Paolo Tomassone