MATTEO GIANNACCO
Cultura 

Un cercatore di confini nell’epoca di Google: "Sì, oggi si può ancora essere Indiana Jones"

L’avvocato Alessio Anceschi è fra i maggiori esperti degli stati preunitari, le sue ricerche sono racchiuse in un’opera monumentale

Un cercatore di confini nell’epoca di Google: "Sì, oggi si può ancora essere Indiana Jones"
Un cercatore di confini nell’epoca di Google: "Sì, oggi si può ancora essere Indiana Jones"

Anche Sassuolo ha il suo Indiana Jones. Classe ‘76, avvocato, passione da vendere, Alessio Anceschi si dedica da quasi 20 anni alla ‘ricerca’ di un particolare tipo di tesori… Nascosti, ovviamente, e spesso dimenticati, sono gli antichi ‘segni’ che decretarono i confini degli stati preunitari d’Italia. È uno dei massimi esperti di questo settore. Ha scritto un’opera monumentale in 5 volumi edita dalle Edizioni del Capricorno, interamente dedicata alla loro riscoperta (’Storia dei confini d’Italia’). Dopo gli studi tecnici e il servizio militare nei Carabinieri si è laureato a Modena con una tesi sul diritto di guerra. Nel 2004 ha fondato il raggruppamento di protezione civile provinciale presso l’Ass. nazionale dei Carabinieri. Ad oggi ha pubblicato anche una ventina di libri di diritto.

Dalla Giurisprudenza allo studio dei confini: come è nata questa passione?

"La mia passione per la geografia è nata molto prima di quella per il diritto. Sono cresciuto con l’atlante in mano. Fin da piccolo guardavo sulle mappe quelle linee che separano gli stati, facendomi domande sul perché certi paesi avessero forme strane. Da adulto ho visitato più di 100 paesi in 4 continenti e ho avuto occasione di attraversare molte frontiere. La passione per gli antichi confini è venuta dopo. Ho iniziato approfondendo quelli del ducato di Modena, poi dell’area emiliano romagnola e dell’alta Toscana. Amo la montagna e spesso ho fatto escursioni in Garfagnana e Lunigiana. Posti ricchi di antiche enclave territoriali, dove borghi contigui facevano parte di stati diversi. Attraverso queste escursioni è nata la curiosità di indagare su dove passassero i confini degli Stati preunitari. Ho pubblicato il primo libro nel 2016 e il secondo nel 2018 (’Geografia degli antichi stati emiliani’, Incontri ed.), spingendo le mie ricerche sempre più lontano. Queste escursioni mi hanno consentito di scoprire luoghi unici, fuori dalle rotte turistiche. Ovviamente la piacevolezza di queste avventure è legata anche alla compagnia di amici come Fabrizio Bellei e Gianluca Stefanini, oltre alle immancabili soste in trattoria".

Che rapporto ha con la città di Sassuolo?

"Ci sono nato e cresciuto e quindi sono profondamente legato alla mia città. Nel 2018 ho pubblicato uno studio dell’evoluzione amministrativa del comune. Sassuolo è sempre stata parte del territorio modenese eppure rientra nella diocesi di Reggio. Di recente, con il mio amico Stefanini ho riscoperto alcuni termini confinari (preferisco non chiamarli ’cippi’) anche lungo il confine tra Prignano e Polinago".

Che valore può avere, oggi, la ricerca degli antichi confini? Ci sono applicazioni contemporanee?

"La conoscenza degli antichi confini determina in primo luogo una profonda conoscenza del territorio. In diverse occasioni mi è capitato che la gente non sapesse neppure che quel piloncino di pietra vicino a casa fosse un termine confinario. Questa passione coniuga la storia e la geografia, due materie che ci insegnano da dove si proviene e dove si và. Oggi vedo la tendenza a pensare che siano inutili e forse anche per questo viviamo in una società un po’ smarrita. Credo anche che sia inutile parlare tanto di Made in Italy se non conosciamo il nostro territorio. Ovviamente la materia dei confini è una ‘nicchia’. La ricerca è finalizzata anche alla tutela di questi reperti che oggi in Italia manca del tutto. Io ho personalmente repertato, in forma fotografica, tutti i termini confinari (190) presenti sul crinale di confine tra Modena e la Toscana".

Come ci si prepara per andare a cercare le tracce di un confine ’dimenticato’?

"Prima bisogna studiare e cercare di capire dove passava. Molti sono rimasti come confini amministrativi (regionali, provinciali o comunali) ma in diversi casi non è così. Dopo la ricerca sui documenti c’è ovviamente quella sul campo che consiste nell’andare a cercare e fotografare i termini confinari e che è sicuramente la parte più affascinante. Assieme all’amico Gianluca Stefanini, abbiamo chiamato queste uscite ‘border searching’ (ricerca dei confini) o ‘mark watching’ (guardare i termini). La ricerca spesso si compie fuori dei sentieri battuti ed è un’attività entusiasmante, che coniuga l’escursionismo all’archeologia. Non è difficile sentirsi moderni Indiana Jones".

Oggi, tendenzialmente, il confine è percepito come un limite...

"Un confine è per sua natura un limite. Nel parlare di confini mi è talvolta capitato di sentire commenti negativi. I confini tuttavia definiscono un territorio e fanno parte della natura. Delimitare un confine fa parte della natura umana e, a ben vedere, i confini esistono fin dalla notte dei tempi. Come tutte le cose umane non sono né buoni, né cattivi, hanno un loro mutamento e anche una fine. A chi li vede come un limite rispondo che così come dividono, essi anche uniscono. Un fiume scorre sempre tra due rive, così come un crinale divide e unisce due versanti. È vero che i confini sono limiti, ma come giurista so anche che ogni cosa umana deve avere limiti. Anche il ‘diritto’. Su un confine si possono elevare muri o stringersi la mano. Dipende. Personalmente ho sempre pensato che i confini, così come i limiti umani, sono belli anche perché possono essere superati".

Dopo ’Google Maps’ è ancora possibile scoprire qualcosa a livello geografico?

"Si, certamente, e senz’altro questo tipo di escursionismo ne è la prova. Oggi si ha la tendenza a utilizzare il navigatore. I dispositivi Gps e le applicazioni cartografiche sono ovviamente utili. Dovremmo però avere più rispetto del territorio e della sua storia per apprezzare i luoghi che visitiamo. Alla domanda potrei facilmente rispondere che non ci sia più niente da scoprire. Personalmente penso che prima di guardare fuori dal pianeta dovremmo conoscerlo e rispettarlo di più. Il mondo è ancora ‘inesplorato’ per ciascuno di noi".

A quale progetto sta lavorando per il futuro?

"Dopo aver recentemente pubblicato un libro sulle antiche vie di attraversamento dell’Appennino tosco emiliano (’I cammini storici dell’Appennino tosco emiliano’) sono in procinto di pubblicarne uno specifico sui percorsi escursionistici ’di confine’ della Lunigiana. Per il futuro stò aprendo i miei orizzonti verso l’estero. In particolare sulla conoscenza degli antichi confini dell’impero Austroungarico. E poi sto compiendo ricerche sulla diffusione della toponomastica italiana nel mondo. Ne ho già pubblicato uno sui toponimi ’modenesi’ (’Tutte le Modena del mondo’, I quaderni del ducato, 2020)".