Sommersi, ma con il cuore nel fango!

Alluvione / Il terribile maggio 2023 ha messo in ginocchio un'intera regione, ma i romagnoli hanno dimostrato tutto il loro spirito e orgoglio

 L'Avv. Filippo Martini, presidente di Confabitare Imola

L'Avv. Filippo Martini, presidente di Confabitare Imola

Romagna, maggio 2023: vaccinatevi contro il “tetano”. Questo è l’ultimo diktat delle AUSL mentre scrivo questo articolo, a tutti i numerosissimi volontari che con forza, unità, amicizia, stanno togliendo ettolitri di acqua e fango dalle cantine, appartamenti, aziende delle zone alluvionate in questo che ricorderemo come il terribile maggio 2023. Non era bastato un terribile marzo 2020, doveva seguire questa ulteriore calamità che ha lasciato completamente in mezzo al guado (e non si tratta di metafora) mezza regione emiliano-romagnola e l’altra mezza a osservare, ovvero aiutare. Due eventi atmosferici caratterizzati da precipitazioni intense che, nell’arco di 15 giorni, hanno operato in maniera diabolicamente chirurgica peggio della trama di un film distopico. A inizio maggio, il primo evento, quasi a preparare il terreno per quel che poi dovrà accadere. A metà maggio, il secondo evento, molto più intenso, tale da fare collassare completamente la tenuta del sistema idrogeologico e morfologico di mezza regione. Imola, città da cui scrivo e che rappresento come delegato Confabitare unitamente al suo circondario, è rimasta miracolosamente intatta come centro urbano. Al contrario, è sufficiente uscire di pochi chilometri, cinque o sei in qualunque direzione, per trovare la devastazione. Verso la collina è completamente mutata la morfologia dei territori. Strade di raccordo, che non esistono più, intere aree devastate da frane, deliziosi borghi appenninici rimasti isolati e privi dei servizi primari (luce, acqua, gas, approvvigionamenti), i cui abitanti sono stati evacuati con gli elisoccorso. Nella pianura, invece, troviamo acqua, fango a volontà, paesi che, per almeno due-tre settimane sono rimasti sommersi in un’acqua melmosa che con il passare delle ore e l’avvento dei primi caldi estivi si imputridiva in quanto a contatto con i sistemi fognari e, purtroppo, le carcasse di animali che non ce l’avevano fatta. Morti. Tanti, troppi morti. Il caso forse più eclatante, quello di un signore annegato, poiché rimasto intrappolato nella casa nuova e ipertecnologica: saltata la corrente, la casa è divenuta una prigione. Non è possibile descrivere in maniera compiuta quello che i nostri occhi di volontari hanno visto. Abbiamo incontrato sguardi di romagnoli, orgogliosi e forti, ma al tempo stesso smarriti. Entravamo nella vita e nella intimità delle persone, in queste case penetrate da fango, caratterizzate dalla presenza di mini “discariche personali” sulle vie pubbliche, fuori da ogni condominio o villetta che vedevano la presenza di tutto e di più: frigoriferi, lavatrici e altri classici accessori che adornano le tavernette e i garage; madie e cassettoni pieni di ricordi; tanti, tantissimi ricordi tra cui ci si muove con delicatezza, rispetto, ma altrettanta determinazione a trovare un punto da cui cominciare. Iniziamo a spostare questo. Iniziamo a pulire qui. Ci si improvvisa e, tutto sommato, riesce anche bene. Aiuto davamo e aiuto ricevevamo in forma di gratitudine che colmava il cuore. Tutto il resto, i lettori lo hanno visto nei numerosissimi TG e servizi tv e nelle migliaia di post, foto, selfie. Si sono uditi i cori “Romagna Mia” che hanno coinvolto anche la presidente della commissione UE, Ursula von der Leyen, quando ci ha rivolto un incoraggiante “Romagna Tin Bota”. Tutto bellissimo e grande a far da cornice a quella tipica “ignorantezza” romagnola (come la definisce Paolo Cevoli) che ci caratterizza. Ma ora dovranno seguire fatti. Tanti fatti concreti. Perché, come alla sera, noi volontari rincasiamo nelle nostre pulite dimore lavate e disinfettate, in Romagna permane una piaga con cui occorrerà convivere per i prossimi anni. Ci sarà tempo per fare la conta dei danni e delle eventuali responsabilità. Sarà invece prioritario aiutare le persone a “rimettere in fila” tutte le cose. Così come nella fase 1, quella immediata, le persone hanno avuto bisogno di evacuare, ovvero di mettere sacchi di sabbia, ovvero di salvare il salvabile, nella fase 2 il bisogno era quello di spalare fango, liberarsi di acqua ovunque, smaltire oggetti distrutti. E a breve vi sarà una fase 3, che non è ancora quella della “ricostruzione”, ma è caratterizzata dal dovere mettere in fila tutte le cose. Avere un aiuto e una assistenza per riannodare quei fili che univano tutto ciò che i fiumi hanno strappato e portato via in modo ineluttabile, con quello che ne erano l’origine o le fondamenta. Riannodare fidi strappati. Sostituire i fili divelti, con fili nuovi. Decidere come e cosa fare con case, beni preziosi, aziende, botteghe. Ridisegnare vite e progetti. In tutto questo sarà fondamentale il supporto che non solo amici e parenti (il tessuto sociale in senso stretto e fondamentale) potrà dare, ma anche quello dei professionisti e delle associazioni di categoria. Associazioni come Confabitare potranno essere preziose in questa fase per aiutare con la debita consulenza e assistenza le persone, a porre in essere valutazioni e scelte ponderate e quindi adeguate alle varie casistiche che inevitabilmente si presenteranno. Dovremo avere un cuore all’altezza di questa importante sfida. Avv. Filippo Martini