
di Stefano Luppi
"Nella nostra area di riferimento, che comprende Modena, Bologna e Ferrara – spiega il presidente di Confindustria Emilia Area Centro, il carpigiano Valter Caiumi –, il tessuto imprenditoriale è molto articolato, con una ventina di filiere, 3.600 imprese che hanno duemila sedi sparse per il mondo. Realizziamo prodotti e macchine dall’altissimo livello tecnologico". Caiumi è stato eletto ai vertici dell’associazione industriale locale nell’aprile del 2019, è nato nel 1963, è sposato con tre figli ed è presidente del Gruppo Voilàp, con sede centrale a Limidi di Carpi, azienda leader mondiale nella progettazione e produzione di sistemi di lavorazione per alluminio, pvc, profili in acciaio grazie al lavoro di 1.500 dipendenti.
Come descriverebbe il nostro territorio dal punto di vista degli imprenditori?
"Siamo un’area molto articolata, con migliaia di imprese appunto molto diffuse all’estero e dedite a tanti ambiti di vendita e di servizi post vendita. Pochi territori sono come il nostro, dove il carico ingegneristico legato alla produzione è importantissimo: la nostra presenza nel mondo deriva da meccanismi basati sui nostri settori produttivi di nicchia".
Che significa presidente?
"Per crescere occorre avere un mercato molto ampio e la diffusione planetaria delle nostre imprese permette anche di comprendere le caratteristiche dei clienti. Acquisiamo così informazioni e da lì le imprese costruiscono macchine e prodotti che servono ai molti clienti sparsi nel mondo. La nicchia di cui le dicevo ci ha abituato a una produzione di grande qualità, magari non di numeri altissimi. Pensiamo ad esempio alle auto di lusso, Ferrari, Maserati, Lamborghini o alle moto Ducati oppure anche alle ceramiche di Sassuolo, marchi dove c’è tantissima tecnologia".
Quest’ultima ha un ruolo importante?
"Fondamentale, e penso ad esempio proprio a Sassuolo, da cui arriva una produzione di piastrelle di altissima qualità, di fianco alla quale ci sono grandi produttori di tecnologia, le macchine con cui è permesso tutto ciò. Più in generale, penso a certe imprese della Motorvalley, che producono appena migliaia o al massimo centinaia di migliaia di pezzi invece di milioni, dove la parte ingegneristica è molto, molto rilevante. Siamo appunto specializzati con brand di grande spessore nell’ambito di settori di nicchia come l’automotive, il biomedicale della Bassa modenese o il packaging con le tante imprese della nostra associazione".
Quindi la situazione delle nostre imprese?
"Oggi stanno andando abbastanza bene, almeno nella stragrande maggioranza dei casi. Certo il Covid ha inciso, ma siamo ripartiti e poi ci sono imprese che durante la pandemia hanno lavorato intensamente, penso ovviamente al biomedicale, che ha operato con la struttura sanitaria nazionale. Molte aziende, comunque, sono ripartite e ciò grazie al nostro export, a livello regionale ormai superiore a quello del Veneto, frutto di una diversificazione ampia dei mercati e portafogli di ordini molto importanti in tanti casi".
Un quadro ancora vivace, per fortuna, ma inflazione altissima e la guerra in Ucraina che ruolo hanno?
"Entrambe le cose hanno prodotto problemi, come è facile immaginare. Il conflitto scatenato dalla Russia in Ucraina ha inciso, perché dallo stato ucraino arrivava ad esempio l’argilla bianca usata nel comparto ceramico, dunque è stato necessario, in questo caso e in altri, cercare altri canali di approvvigionamento".
Altri problemi?
"Oltre al tema dell’inflazione, molto alta, ce ne sono stati anche in ambito alimentare. Anche qui parliamo di una filiera importante e poi abbiamo avuto pure problemi nel settore dei trasporti e in quello dei componenti, visto che questi ultimi provenivano in massima parte dall’Asia. Per certe imprese ciò può avere inciso per il 5-10% sui fatturati. Siamo in un periodo complesso, almeno fino alla fine del 2022 è stato così, ora speriamo in un riequilibrio, anche se ormai siamo abituati ad amministrare le imprese valutando contemporaneamente più effetti".
La disoccupazione, qui storicamente bassa, come va?
"Resta bassa, ma abbiamo problemi a trovare personale e per questo tanti enti, noi compresi, si sono impegnati a organizzare formazione in aula, tramite le aziende principali, oppure utilizzando modelli di e-learning (Confindustria Bologna-Modena-Ferrara ha progetti per 70mila potenziali utenti). Tutti progetti utili, dai manager agli altri lavoratori che vogliano arricchire il proprio curriculum o riposizionarsi".
Anche il nostro territorio, per le aziende, ha bisogno dell’apporto di lavoratori immigrati?
"Noi siamo abituati ad avere nelle imprese tante figure professionali straniere che continuano ad arrivare. Chiaramente abbiamo bisogno di persone con un minimo di formazione e di informazione su come si vive nel territorio, così possono progressivamente entrare nel mondo del lavoro".
In conclusione, che cosa chiedete alle istituzioni?
"Serve una maggiore forza di spesa per i lavori e occorre non accrescere troppo l’inflazione, altrimenti siamo al cane che si morde la coda. Da parte delle istituzioni, in una parola, occorre giudizio in nome della stabilità, così ne gioverà la libera iniziativa".