Imprese, la sfida di Resoh+: zero emissioni

La start up ha applicato la tecnologia ceramica alla transizione ’green’: celle elettrolitiche per stoccare l’idrogeno e avere energia pulita

Imprese, la sfida di Resoh+: zero emissioni

Imprese, la sfida di Resoh+: zero emissioni

Cosa succede se adattiamo la tecnologia utilizzata nel mondo della ceramica al campo delle batterie a combustibile ad ossido solido?

Possiamo utilizzare l’idrogeno come fonte energetica alternativa alle vecchie tecnologie inquinanti per l’ambiente?

"L’idea di adattare la tecnologia per la fabbricazione delle grandi lastre ceramiche alle celle a combustibile a ossido solido è nata durante una discussione tra Dino B. e Damiano B., che avevano lavorato presso i laboratori del DTU in Danimarca. Considerando la capacità di Sassuolo di produrre piastrelle ceramiche di grandi dimensioni e sottili, hanno pensato di sperimentare questa tecnologia. Hanno coinvolto me, Maria C. ed è stato poi deciso di invitare David S., Piergiulio G. e Giordano G. per fornire competenze finanziarie, giuridiche ed esperienze nel settore del gas, incluso l’idrogeno. Così è nata l’idea per la startup Resoh+".

Lo spiega Vincenzo Riva, geologo.

Riva, come funziona il dispositivo che avete progettato?

"Le celle elettrolitiche ad ossido solido (SOEC) utilizzano energia elettrica per dividere l’acqua in idrogeno e ossigeno. Durante il funzionamento, la corrente elettrica passa attraverso la cella elettrolitica, separando l’acqua. L’idrogeno può essere utilizzato come combustibile in diversi processi industriali o convertito in elettricità mediante celle a combustibile (SOFC), con le stesse celle utilizzabili in modalità reversibile. Le SOEC promettono di offrire uno stoccaggio e una produzione di energia pulita da fonti rinnovabili, senza emettere gas serra". Questo potrebbe rivoluzionare il modo di operare delle industrie del settore?

"La nostra missione è introdurre una tecnologia innovativa per produrre celle a idrogeno che riduca i costi e migliori l’efficienza delle celle a combustibile. In questo modo, siamo in grado di contribuire alla riduzione delle problematiche ambientali, promuovere lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile e favorire l’utilizzo dell’idrogeno nel processo ceramico tradizionale di Sassuolo".

Un distretto, tra l’altro, molto energivoro…

"La nostra responsabilità sociale come startup è quella di favorire la decarbonizzazione e la transizione energetica cercando di arrivare il più vicino possibile a un concetto di indipendenza energetica dai combustibili fossili".

A che punto è lo sviluppo del vostro progetto?

"Alcune aziende si sono mostrate interessate alla nostra tecnologia e siamo quasi pronti a presentare i primi risultati dei nostri test di laboratorio. Collaboriamo con enti di ricerca e abbiamo depositato il primo brevetto europeo, mentre altri sono in fase di conclusione e saranno depositati a breve. In sintesi, siamo in dirittura d’arrivo e stiamo ottenendo un buon feedback sulla nostra idea, sia a Sassuolo che altrove".

Siete fiduciosi?

"Conosciamo bene i punti di forza sia del nostro team che della nostra tecnologia. Conosciamo bene anche i limiti dell’attuale processo di produzione delle celle a idrogeno. Però abbiamo anche una consolidata esperienza nei processi produttivi della ceramica, delle energie alternative e delle caratterizzazioni dei materiali. Siamo un team unito, ci sappiamo divertire anche lavorando seriamente per l’obiettivo finale".

Il mercato corre molto veloce. Come immaginate il vostro futuro?

"Abbiamo molti progetti per il futuro e li stiamo sviluppando in base all’evoluzione del settore energetico dell’idrogeno e delle fonti rinnovabili. Attualmente ci stiamo concentrando sulla prototipizzazione di batterie ad idrogeno ed elettrolizzatori, progetti ambiziosi su cui stiamo investendo risorse e denaro. Speriamo di riuscire ad industrializzare entrambi i prodotti e di vederli applicati sia in aziende ceramiche che produttrici di elettrolizzatori".

Sempre nel distretto di Sassuolo?

"Il rapporto con il territorio di Sassuolo è molto stretto. Diversi componenti del nostro team lavorano da anni per importanti aziende del distretto. Siamo a stretto contatto e seguiamo da vicino ogni giorno le problematiche che affliggono questo settore sia dal punto di vista energetico che di approvvigionamento delle materie prime. Dalle problematiche che vediamo spesso nascono le idee e le innovazioni".

Paolo Tomassone