GABRIELE GALLO
Eventi

Alessandro Mamoli, una vita per il basket

Prima sul campo e poi dietro un microfono: la storia del telecronista della ’palla a spicchi’. "Una passione coltivata quotidianamente"

Da sinistra: i telecronisti Alessandro Mamoli e Matteo Soragna

Da sinistra: i telecronisti Alessandro Mamoli e Matteo Soragna

Alessandro Mamoli, 51 anni, da Rho, nell’hinterland milanese, è da diverso tempo il volto della Nba in Italia, per i canali di Sky.

Uno che il basket lo conosce come pochi: perché ci ha giocato, esordendo anche in serie A, l’ha allenato, nelle minors lombarde, e lo commenta con spalle di altissimo livello.

In pieno spirito "FestivaLove" domani alle 17,30 dialogherà con un’altra colonna di questo sport, Matteo Soragna, medaglia d’argento alle Olimpiadi 2004, sul tema ’L’amore per il basket e le finali Nba 2025’.

Partiamo da lei Mamoli: come nasce il suo di amore per il basket?

"È stato un vero colpo di fulmine: avevo 6 anni, prima lezione di minibasket, gioco del ’ce l’hai’, una gara a chi riusciva a toccare tutti gli altri nel più breve tempo possibile. Vinsi io ed ero al settimo cielo. La palla non l’avevamo nemmeno toccata ma io non vedevo l’ora di tornare in palestra. In aggiunta mio padre mi portava ogni tanto a vedere le partite dell’Olimpia, che all’epoca vinceva tutto. La passione cresceva e giorno dopo giorno, qualsiasi cosa riguardasse la palla a spicchi, in tv o sui giornali, dalle prime gare Nba all’A2, io la guardavo".

Il ricordo più caro del Mamoli cestista?

"Ne ho due in particolare: il mio primo allenamento con Milano e l’esordio in serie A. Giocavamo contro Torino con un sacco di giocatori con 5 falli. Mi ritrovai in campo non a partita decisa, ma durante i supplementari: davanti a 12mila persone al Forum, Mike D’Antoni mi dice: ’Entra’. Non mi passarono la palla neanche a pagarli ovviamente, ma ricordo bene che presi un rimbalzo in attacco".

Il passaggio dietro al microfono come avviene?

"Ho giocato per anni a buoni livelli tra serie B e C, e nel mentre scrivevo per i primi siti internet di basket college Usa, che al tempo non interessava praticamente a nessuno. Nel 2004 Sky riprese i diritti per il basket di serie A e su consiglio di Federico Buffa, che all’epoca conoscevo per ragioni extramediatiche, mandai il curriculum e mi presero in squadra. A fine stagione ebbi modo di fare la mia prima telecronaca: che fu ovviamente una partita Ncaa".

Ci anticipa qualcosa della chiacchierata che farà con Soragna al FestivaLove?

"Partirà dal comune amore per il basket, pur attraversando percorsi diversi visto che Matteo è stato un campione vero e ha vinto tanti trofei. Io invece l’ho raccontato attraverso le telecronache e i libri che ho scritto. In un’epoca dove è tutto bianco e nero, schieramento, superficialità, anche nello sport, proveremo a riportare tutto a una visione più romantica. E poi parleremo delle imminenti finali Nba, che quest’anno molto probabilmente presenteranno squadre diverse da quelle più conosciute. Un motivo in più per apprezzarle, proprio per quello che dicevo prima. Pensiamo a Indiana, che in Italia ha pochissimi tifosi, ma gioca in modo divino".

L’Nba è il suo mondo, ma lei è partito dal basket italiano. Ha avuto modo di dare un’occhiata al campionato della Pallacanestro Reggiana?

"Direi proprio di sì, dato che l’Unahotels è stata scelta dalla Lega per l’edizione 2025 di "The season" ovvero il racconto di tutta l’annata di un team di serie A. Ho dato una mano alla Lba per i contenuti dello stesso, quindi l’ho seguita parecchio. Ha fatto una stagione di alto livello, con grande serietà. Merito anche della visione societaria che la sta consolidando nell’elite del nostro basket, anno dopo anno".

Il giocatore simbolo?

"Forse andrò un po’ controcorrente rispetto all’impatto sul campo ma direi Lorenzo Uglietti: il suo spirito e il mood con cui affronta le partite fanno sì che i tifosi biancorossi possano riconoscersi in lui".

Gabriele Gallo