E’ stato la bandiera della Fortitudo, il giocatore che ha contribuito con i suoi tiri ignoranti, alla conquista di due scudetti. Il primo nel 2000, il secondo nel 2005. Fu lui, al Forum, a servire il pallone che Ruben Douglas tramutò nella tripla, considerata poi vincente dal ricorso all’istant replay. E’ indubbio che a Bologna Gianluca Basile abbia lasciato un pezzo del suo cuore e che i tifosi abbiano lasciato un pezzo del loro proprio a quel campione venuto da Ruvo di Puglia che ha scritto la storia della società biancoblù.
"Cerco di seguire sempre quello che succede in Fortitudo, ho visto e letto il grande entusiasmo che c’è intorno alla Effe e mi fa molto piacere. La società è cambiata, ha ritrovato unione e armonia con i tifosi che adesso come ai miei tempi vent’anni fa continuano a seguire con grandissima passione e partecipazione la squadra".
Mai come in questo caso si può parlare di fede incondizionata.
"Il popolo della Fortitudo è unico, straordinario, pieno di entusiasmo che trasmette ai giocatori, scendere in campo al PalaDozza con quella maglia è un privilegio che conosce solo chi ha giocato con quei colori".
Della Fortitudo di adesso Basile cosa conosce?
"Onestamente poco, ci sentiamo ancora spesso con Stefano Quadrelli, ho visto le immagini della presentazione, ma in effetti non conosco bene la squadra e la nuova società, ma ripeto i tifosi sono una garanzia e la conferma di quanto la Fortitudo sia unica. A livello personale poi ho incrociato la strada col preparatore atletico Poma nell’ultimo periodo a Capo d’Orlando, mentre in campo ho fatto altrettanto con Aradori e Cusin".
Cosa serve alla Fortitudo per vincere il campionato e tornare in serie A?
"Coesione da parte di tutte le componenti e la determinazione di una squadra che deve marciare tutta nella stessa direzione. Ci deve essere una filosofia di gioco, sistema difensivo efficace, con aiuti reciprochi, poi leadership e ruoli ben definiti di tutti gli elementi, in questo anche se gli anni sono passati nel basket come nello sport in generale non è cambiato nulla".
Filippo Mazzoni