C’è chi vive a 15 metri dalla frana. Alzando gli occhi, vede la parete rocciosa come una lastra verticale dalla quale la vegetazione e il terreno sono rotolati giù fin dal 2 maggio. Fino a pochi passi da casa propria. Le Trove, località nel Comune di Dovadola, sono diventate un simbolo del dissesto idrogeologico: i residenti sono stati più volte evacuati e ancora, non appena le previsioni meteo prevedano abbondanti precipitazioni, scatta una nuova ordinanza per la quale devono andarsene. Perché l’enorme smottamento letteralmente incombe sulle abitazione. Sulla vita delle persone.
I residenti sono 27 e per loro il maltempo è diventato davvero un incubo: "Non possiamo fare vivere queste famiglie con l’angoscia – ha detto il sindaco Francesco Tassinari –. Ricordo che ci sono bambini e anziani e hanno già vissuto esperienze fortemente traumatizzanti". Anche a loro ha pensato il nostro gruppo Editoriale Nazionale, quando ha stanziato la prima somma destinata alla messa in sicurezza – parole davvero piene di significato, in questo caso – delle Trove. I nostri lettori hanno donato 403.084,98 euro in appena due mesi. "I nostri quotidiani sono sempre stati vicini ai propri lettori, per noi è un dovere sostenere la nostra gente – ha spiegato la direttrice di Qn-Il Resto del Carlino Agnese Pini –. Con i primi fondi raccolti abbiamo scelto di aiutare la ripartenza di realtà che, loro malgrado, sono diventate un simbolo dell’alluvione".
Di quella importante cifra complessiva, 90mila euro sono già stati versati al Comune di Dovadola. Lugo e Faenza sono invece gli altri due luoghi beneficiari: nel primo, si interverrà sulle scuole Codazzi, Garibaldi, Filastrocca e sull’asilo nido Corelli; nel secondo, sarà il centralissimo Palazzo Laderchi l’oggetto del recupero, un contenitore di attività culturali e civiche. Per quanto riguarda Dovadola, la mobilitazione dei nostri lettori è stato il primo segnale di riscossa: a fine agosto il paese ha ricevuto la visita del generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza alluvione, e il sindaco Francesco Tassinari lo ha condotto proprio alle Trove. Situazione che Figliuolo già conosceva: infatti, ha promesso di impiegare lì 4 milioni di quelli che il Governo ha fatto confluire nel suo portafoglio per le opere di somma urgenza. In questo modo, la ripartenza sarà completa e assicurerà il ritorno alla normalità, senza che la pioggia significhi più dover abbandonare le proprie case.
Dovadola fin da subito è stato uno dei luoghi più martoriati. Non solo alle Trove: le frane hanno reso impercorribili alcune strade sul monte Trebbio, così come l’ascesa a Montepaolo. Danni materiali enormi, diretti e indiretti: per ristoranti e agriturismi, molti dei quali costretti a lunghi stop a tempo indeterminato. E perfino per una comunità di pazienti psichiatrici nonché per le suore che custodiscono l’eremo, entrambi trasferiti nelle ore dell’emergenza. La catastrofe ha toccato duro anche l’indotto turistico: il Trebbio, più volte toccato dal Giro d’Italia, sarebbe frequentatissimo dai ciclisti (tanto che c’è persino una scultura dedicata agli appassionati che praticano sport sulle due ruote), ma le strade sono disastrate; mentre Montepaolo, che fu ‘casa’ di un giovane Sant’Antonio da Padova, è una tappa dei cammini religiosi dell’Appennino. Come a ricordarci che sotto il fango scorre la vita nelle sue varie sfumature.