La carica dei volontari. Psicologi, ingegneri e tecnici: gli 800 volti della Protezione civile

Tra le operazioni più complicate quella del recupero dei libri antichi. Conservati in celle frigo a -25°C, saranno restaurati a Firenze.

La carica dei volontari. Psicologi, ingegneri e tecnici: gli 800 volti della Protezione civile

La carica dei volontari. Psicologi, ingegneri e tecnici: gli 800 volti della Protezione civile

Ottocento volontari organizzati della protezione civile nazionale, gestiti nell’hub allestito alla Fiera in via Punta di Ferro. Poi gli uomini e le donne delle forze armate, a centinaia, i vigili del fuoco e le forze di polizia. Proprio oggi che arriva il presidente, viene da ripensare a quel primo momento in cui lo Stato si è fatto vicino alle popolazioni colpite dalle esondazioni.

Sono numeri enormi quelli che l’alluvione ha consegnato in termini di risposta all’emergenza. Gli uomini inviati dal capo della protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio, sono rimasti di stanza un mese, prima di passare il testimone alla protezione civile regionale. Ma in quei lunghi giorni hanno lavorato a 360 gradi, mettendo in campo psicologi (nei quartieri più colpiti come i Romiti) e infermieri, tecnici, ingegneri, esperti di beni culturali.

"Noi operatori della Protezione civile siamo spesso visti come instancabili e intangibili. A volte

ci sentiamo così, è vero, ma è vero anche che tutto quello che

si vede ogni giorno porta dei riverberi nel tempo – spiegava Danilo Calabrese, presidente nazionale di Lares Italia, l’Unione degli esperti laureati in Protezione civile, intervistato dal Carlino al termine dell’esperienza folrivese –. Noi non abbiamo messo i piedi solo nel fango, ma anche nel disagio e nelle sofferenze delle persone. A volte per metabolizzare alcuni pensieri è sufficiente condividerli tra colleghi, anche nei de-briefing: in teoria è una riunione operativa, ma in realtà diventa anche un momento umano, che aiuta ad andare avanti e percepire il risultato che tutti i nostri sforzi portano".

Tra gli ambiti di intervento più eccezionali messi in campo nell’alluvione di maggio spicca l’opera di salvataggio dei libri antichi della biblioteca del seminario vescovile di via Lunga. Un’operazione lunga, certosina e complessa che si è avvalsa anche di semplici cittadini e del contributo di aziende come Orogel, Bofrost, Martini Alimenti e Frati & Livi per congelare e conservare i testi in attesa del restauro. Sì, perché la tecnologia ha supportato la cultura per non perdere importanti testimonianze del passato: i libri antichi si sono salvati, conservati in una cella frigo a -25 gradi di temperatura, poi trasferiti alla Biblioteca nazionale di Firenze. A giugno 30mila volumi erano stati tratti in salvo – grazie all’opera degli esperti della Protezione civile del Friuli, specializzati nel ripristino di materiali cartacei e i Carabinieri del nucleo patrimonio culturale –, altri 80mila sono stati recuperati con un forcing finale. "I volumi – spiegava Sauro Turroni, volontario ed ex parlamentare forlivese dei Verdi che ha lavorato per il recupero dei libri – sono stati liofilizzati, spolverati, pressati e restaurati. L’impegno della task force della Protezione civile, dei Carabinieri e dei Vigili del fuoco è fondamentale".

Marco Principini