
Il ritorno del Capo dello Stato in Romagna non è casuale: il saluto agli studenti arriva da una terra piegata dall’alluvione ma che non si è spezzata. Qual è lo stato delle scuole nella zona?
"La scuola è ripartita il 15 settembre, con tutte le studentesse e gli studenti dell’Emilia-Romagna in aula – spiega Paola Salomoni, assessore regionale alla Scuola –. Per garantire il regolare avvio dell’anno ovunque, con oltre 200 edifici a uso scolastico educativo danneggiati e danni per circa 12 milioni, i nostri sindaci sono spesso intervenuti con lavori di somma urgenza per i quali stanno attendendo il sostegno da parte del commissario Figliuolo. Noi, per far sì che tutto il sistema scolastico pubblico sia ripristinato nel più breve tempo possibile, stiamo mettendo a disposizione le donazioni raccolte sul conto della protezione civile. Ringraziamo di cuore il presidente Mattarella, che ha deciso di aprire ufficialmente l’anno scolastico a Forlì, assieme al ministro Valditara, scegliendo ancora una volta di essere vicino alle nostre comunità. La sua vicinanza ci onora e ci incoraggia".
Tante le iniziative di solidarietà messe in campo dagli enti locali e da privati, ma per gli studenti e i loro docenti alluvionati cosa manca ancora?
"Oltre agli aspetti finanziari, in alcuni casi il ripristino degli edifici ha potuto essere solo parziale, in altri ancora non si è potuto procedere perché i danni sono tali da richiedere interventi radicali e tempi più lunghi. Ci sono casi in cui parte dell’edificio non è ancora stato ripristinato completamente ma le attività didattiche riprendono nelle aree idonee, altri in cui le classi trovano spazi in edifici scolastici diversi da quelli preposti. Per esempio a Castel Bolognese i bambini della scuola dell’infanzia sono ospitati nella vicina scuola elementare. Altra strategia utilizzata è stata quella di allestire strutture temporanee all’interno di centri sociali o di altri edifici, come per esempio a Lugo, dove un centro sociale ospita da qualche giorno una scuola dell’infanzia. Queste ospitalità a volte sono state offerte da Comuni adiacenti, come a Sant’Agata sul Santerno, dove il nido ha trovato spazio nel vicino Comune di Fusignano".
Che scuola sarà quella che riapre dopo l’alluvione?
"Ci vorrà tempo per tornare alla normalità, ma la riapertura è comunque un momento importante soprattutto per quegli studenti che dopo l’alluvione non sono riusciti a rientrare in classe regolarmente. Nel tempo, anche grazie agli interventi del Pnrr, ai fondi stanziati per il ripristino e alle donazioni che abbiamo ricevuto e stiamo ancora ricevendo, avremo scuole anche migliori e con attrezzature più innovative. Una parte importante di donazioni sono arrivate alle scuole tramite l’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, che ringrazio, che ha gestito la situazione tramite ‘Adotta una Scuola’, consentendo di mettere a frutto la generosità dei benefattori".
La pandemia è ufficialmente conclusa, ma del Covid e delle esperienze a esso legate per la didattica cosa resta?
"Innanzitutto, penso che dovremo continuare a considerare con grande attenzione gli effetti che la pandemia ha avuto sui giovani e sui bambini, non dobbiamo guardare solo agli impatti pratico. Dal lato della scuola di certo è cambiato il rapporto con il digitale, ne abbiamo misurate le potenzialità e sappiamo modularne l’utilizzo con maggiore consapevolezza. Anche nel rapporto con gli studenti si è dovuto lavorare ancora di più sugli aspetti motivazionali e di personalizzazione dell’apprendimento e questi sforzi fatti nel momento complesso della pandemia hanno dato spunto anche a nuove idee e modalità didattiche, che resteranno".
Nodo organici: un problema che si è acuito negli anni, adesso esploso anche per il tema casa. Cosa può fare la Regione per gli insegnanti?
"Il nodo organici dipende innanzitutto da come i docenti sono distribuiti a livello nazionale, l’Emilia-Romagna in questa distribuzione è da sempre la regione più sfavorita e abbiamo chiesto al ministro Valditara un incontro sul tema. A questo problema oggi si aggiunge una scarsa attrattività della carriera docente, determinata da temi finanziari e sociali che in una regione come la nostra dove il lavoro qualificato non manca, sono ancora più sentiti. Ultimo elemento che peggiora ulteriormente la situazione è quello della residenzialità, che è però un tema generale, non solo legato ai supplenti e agli insegnanti ma coinvolge anche altri giovani professionisti, si pensi per esempio ai giovani medici, ma anche gli studenti universitari. Non è certo un tema di settore, che si risolve con una sola azione, ma un problema di sistema che va affrontato insieme al territorio e anche con strumenti di livello nazionale che aiutino a favorire i cittadini rispetto agli affitti brevi. Per esempio, per gli studenti universitari stiamo cercando di aumentare il numero di posti nelle residenze, insieme agli Atenei e a Forlì apriremo in autunno la residenza ex-Enav, e metteremo a disposizione ulteriori 48 posti per il diritto allo studio".
In tema di edilizia scolastica, come procedono i progetti previsti nel Pnrr? Qual è l’obiettivo e in quali tempi?
"Con l’ultima programmazione di febbraio 2023 abbiamo finanziato 55 progetti di riqualificazione e messa in sicurezza delle scuole in tutte le province per oltre 80 milioni di euro. L’elenco dei progetti copre l’intero territorio regionale e sono previsti anche interventi per dotare di palestre alcune scuole che ne sono prive. Questo pacchetto di interventi rientra nei tempi previsti per il Pnrr, con chiusura dei lavori entro il 31 dicembre 2025 e collaudo entro il 31 marzo 2026. Ci sono poi i cantieri delle opere finanziate direttamente dal ministero ai Comuni nel 2022, alcuni dei quali sono proprio nelle zone dell’alluvione".