YLENIA ROCCO
Eventi

Una veste nuova per Eleonora Giovanardi

L’attrice reggiana debutta come conduttrice in un ruolo inedito, tra improvvisazione e ascolto: "Essere qui è una gioia enorme"

L’attrice reggiana Eleonora Giovanardi che quest’anno condurrà. FestivaLove

L’attrice reggiana Eleonora Giovanardi che quest’anno condurrà. FestivaLove

Per una volta, non c’è un copione da seguire. Solo voce, presenza, ascolto.

Eleonora Giovanardi debutta come conduttrice a FestivaLove 2025, in una nuova veste che unisce profondamente la sua sensibilità d’attrice all’imprevedibilità e all’improvvisazione dell’incontro dal vivo. Il Comune di Scandiano ha scelto di affidare il volto e la voce del festival a due artisti reggiani, entrambi profondamente legati al territorio. A condurre gli incontri nei Giardini della Rocca saranno proprio Eleonora Giovanardi ed Emanuele Aldrovandi, in qualità di "anfitrioni ufficiali" della manifestazione.

"Per me e per Emanuele è una gioia enorme. Quando la città in cui sei nata ti invita a partecipare con un ruolo così importante, in un festival così ricco e vitale, è un vero onore". Attrice versatile e intensa, nata a Canali, frazione di Reggio, Giovanardi ha debuttato di fronte al grande pubblico al fianco di Checco Zalone in ’Quo Vado?’, dopo anni su palcoscenici prestigiosi come quello del Piccolo Teatro di Milano e di Ert. Oggi lavora stabilmente tra cinema, teatro e televisione, con titoli come ’Evelyne tra le nuvole’, ’Lea – Un nuovo giorno’ (Rai1) e ’Il giardino dei ciliegi’, diretto da Rosario Lisma.

Ma è Cavaliere della Repubblica, onorificenza ricevuta nel 2021 dal Presidente Sergio Mattarella, e co-fondatrice di Amleta, associazione che si occupa di contrasto alla violenza e parità di genere nello spettacolo dal vivo.

A FestivaLove, però, si presenta in una veste nuova, inedita, diversa. "È come buttarsi in una piscina nuova, con gioia, entusiasmo e anche un po’ di sana incoscienza – commenta Giovanardi –. Ma il bello è proprio questo: provare, sperimentare, mettersi in gioco e aprirsi a una cosa diversa". E aggiunge: "Io sono un’attrice, Emanuele è un drammaturgo. Di solito lavoriamo con testi e personaggi scritti. Qui, invece, cercheremo di rendere il festival uno spazio condiviso, accessibile, informale. Un vero salotto all’aperto, dove chi ascolta si senta coinvolto e a proprio agio".

Proprio per aprire il festival, Giovanardi interpreterà un breve testo scritto appositamente da Aldrovandi, una sorta di dedica personale e artistica alla manifestazione. "È nato da una mia telefonata. Gli ho detto semplicemente: ’Scrivi!’. Volevamo portare un pezzettino di noi, un frammento. Una cosa semplice, sincera, senza mai metterci sopra gli ospiti. Un gesto teatrale, simbolico, per dire: ecco chi siamo". Al centro del testo, naturalmente, c’è il sentimento che dà nome al festival. "Parliamo di inadeguatezza, la nostra in questo nuovo ruolo, certo, ma anche quella che si prova quando si parla d’amore. Perché chi è che non si sente fragile davanti a un tema così grande, così indefinibile? L’amore non ha una sola definizione. O forse ne ha mille".

E se l’amore è al centro del festival, lo è anche nella sua arte. "Non riesco nemmeno a distinguere la parola ’amore’ da ’recitazione’. Per me sono esattamente la stessa cosa. Recitare è un atto di verità verso l’altro, come l’amore. Vuol dire guardare l’altro senza giudizio, senza filtro, ed essere i primi a fare un passo, anche verso l’ignoto. È un modo di incontrare, accogliere, capire".

Tra i personaggi interpretati nella sua carriera, che hanno lasciato un segno profondo nel suo cuore, ci sono Varja, ne ’Il giardino dei ciliegi’, "una donna spezzata, bellissima nella sua caduta". E Valeria di ’Quo Vado?’, un ruolo più leggero e arioso: "Mi dava gioia, felicità. Era una ventata d’aria fresca". E poi Virna nella serie ’L’Alligatore’ di Daniele Vicari: "Mi sarebbe piaciuto vederla vivere per altre 200 stagioni. Era davvero fighissima".

Ma in tutto questo, cosa significa, per lei, vivere e creare in Emilia? "Beh, è una responsabilità, certo. Perché sei vista e riconosciuta nel luogo dove sei cresciuta, e dove tutto è iniziato. Ma è anche un privilegio enorme. Vivo in una regione che offre tanto, sotto ogni punto di vista, anche quello culturale. So di essere fortunata. E non voglio, e non posso, darlo mai per scontato".

Alla fine, resta una parola. Una sola. Quella che secondo Giovanardi racchiude lo spirito del festival. "Innamoratevi – dice –. È un’esortazione per ricordarci di cosa siamo fatti: un cuore, due polmoni, e un bisogno fondamentale dell’altro".