La pista del mito dall’intuizione di Costa

Un circuito nato grazie a ’Checco’ con il sostegno di Enzo Ferrari. I figli hanno raccolto l’eredità con grande passione

di Enrico Agnessi

L’Autodromo porta il nome del Drake e di suo figlio. Il museo all’ingresso dell’impianto è intitolato invece a Checco Costa: ideatore del tracciato in riva al fiume Santerno nonché papà di Carlo (storico speaker del circuito) e di Claudio, fondatore della mitica Clinica mobile, per tutti il dottorcosta, tutto attaccato. È una storia di nomi e dinastie, nella quale i motori sono il filo conduttore, quella del Gran premio di Formula 1 a Imola.

Si scrive Autodromo Enzo e Dino Ferrari, si legge casa della famiglia Costa. E in questi giorni anche di decine di migliaia di appassionati con la Rossa nel cuore. L’indimenticato Checco , dopo la Seconda guerra mondiale, aveva un’idea fissa: costruire un motodromo permanente. E così, venuto a sapere che un gruppo di concittadini aveva immaginato un circuito sulle prime colline imolesi, si buttò a capofitto nel progetto. Curò personalmente il disegno delle curve e del loro raggio, ottenendo la consulenza dell’Istituto sperimentale stradale del Touring Club per i lavori di pavimentazione.

Riuscì a portare a termine l’auto-motodromo (sostenuto anche dal Drake che convinse i fratelli Maserati e altri costruttori a partecipare all’impresa) in pochi anni: nel 1950 fu posata la prima pietra, il 18-19 ottobre 1952 fu eseguito il primo collaudo tecnico. Inaugurato nel 1953, ai suoi albori l’impianto era ufficialmente denominato Autodromo prototipo Coni. Per tutti era però noto come circuito del Santerno, dal nome del fiume che con il suo corso ne accompagna il rettilineo principale.

Nel 1970 l’impianto diventò Autodromo Dino Ferrari, in memoria dello scomparso figlio di Enzo. Il Drake desiderava fortemente che il circuito intitolato al suo amato primogenito ospitasse le gare di Formula 1. E fu così che incaricò di migliorarne le strutture l’allora direttore sportivo della scuderia del Cavallino. L’ingegnere torinese Roberto Nosetto ridisegnò il corpo box, progettò la storica Torre Marlboro (che sostituì la vecchia Torre Renault) e le nuove tribune, e fece rifare l’asfalto della pista.

Nel 1979, con il completamento dell’impianto e l’eliminazione dei tratti utilizzati per la viabilità urbana, il circuito divenne permanente. Il 16 settembre di quell’anno, con il Gran premio Dino Ferrari, gara non titolata vinta da Niki Lauda su Brabham-Alfa Romeo, iniziò la nuova era della Formula 1 per Imola con l’ingresso stabile nel Circus. Alla successiva morte del Drake nel 1988, il suo nome venne affiancato a quello del figlio.

Lo stesso anno muore Checco Costa. I figli, nel frattempo, ne hanno fatta di strada. Claudio è diventato l’angelo dei piloti, rimanendo fino al 2014 figura medica di riferimento del Motomondiale. Il fratello Carlo, avvocato, è stato la voce ufficiale dell’Autodromo negli anni d’oro del circuito. Entrambi hanno portato avanti, per tutta la vita, una tradizione di famiglia che rende fiera un’intera città pronta a riabbracciare oggi il popolo del Circus.