Dall’hobby ’fermenta’ un birrificio artigianale

I fratelli Rinaldi hanno portato avanti l’acetaia di famiglia e dal 2021 si dedicano all’attività brassicola: "Orzo coltivato sui nostri terreni"

Birre artigianali Rinaldi

Birre artigianali Rinaldi

Cosa hanno in comune un’acetaia e un birrificio? Molto più di quello che si possa pensare di primo acchito. Tanto che i fratelli Alessandro e Andrea Rinaldi, giovani imprenditori carpigiani rispettivamente di 36 e 32 anni, hanno fatto nascere da un hobby di famiglia una vera e propria attività, coadiuvati in questa avventura da mamma Manuela. Oggi, curiosità nella curiosità, portano avanti anche l’unico birrificio artigianale presente in tutto il territorio di Carpi.

Ma l’azienda agricola Rinaldi, in via Pola Esterna 3, è anche molto di più, e il suo "caso" merita di essere raccontato fin dall’inizio.

Alessandro, quando è cominciato tutto?

"Potremmo prendere come anno di riferimento il 1984. Allora, mio nonno Andrea avviò, ma solo per hobby, la sua acetaia".

Poi?

"Nel 2004 noi nipoti, ovvero io e mio fratello Andrea, abbiamo aperto l’azienda agricola Rinaldi: 28 ettari di terreno, in buona parte vitati, in cui è stata inserita l’acetaia di famiglia. Abbiamo infatti 30 batterie da 6 botti l’una per fare il balsamico vecchio (10 anni) ed extravecchio (25 anni), più oltre un centinaio di barrique per fare un aceto invecchiato 5 anni, molto apprezzato da tanti nostri clienti".

Dove vendete il vostro aceto?

"Abbiamo un punto vendita aziendale e una rete di clienti tra privati, ristoranti e piccoli negozi in tutta Italia e in alcuni paesi d’Europa, in particolare Francia, Germania, Austria e Spagna".

Passiamo alla birra. Come siete arrivati a diventare anche un birrificio artigianale?

"Sia io sia mio fratello siamo sempre stati appassionati del mondo brassicolo. Poi, succede che col terremoto del 2012, dal centro di Carpi in cui abitavo, sono venuto a stare qui in campagna perché la mia abitazione era stata molto danneggiata. In quello stesso periodo, abbiamo cominciato a fare piccole produzioni a livello hobbistico. Anno dopo anno questa passione è aumentata e l’abbiamo affinata. A fine 2018, abbiamo cominciato a informarci per sapere se era possibile inserire l’attività di produzione della birra all’interno della nostra azienda agricola e finalmente, da gennaio 2021, siamo diventati birrificio agricolo".

Oggi quanta birra producete e quali sono le sue caratteristiche?

"Innanzitutto, per l’attuale concessione che abbiamo con l’Agenzia delle Dogane, non possiamo sforare i 2.000 litri al mese. Normalmente proponiamo 4 diverse linee, caratterizzate dal fatto di essere al 100% italiane. L’orzo, infatti, è coltivato esclusivamente sui nostri terreni e anche il processo di maltatura avviene in Italia. Solo il luppolo, poiché ci sono centinaia di varietà, in parte è di nostra produzione e in parte lo acquistiamo da fornitori selezionati".

Può descrivere brevemente le vostre linee di birra?

"Abbiamo una ’bionda’, chiamata Golden Ale, dal colore giallo intenso e dall’aroma leggero orientato verso il malto. Poi abbiamo l’American Pale Ale, un’ambrata dalle note aromatiche molto più complesse, con sentori di caramello e biscotto. Inoltre proponiamo un’Ipa, acronimo di Indian Pale Ale, molto luppolata, ambrata e con una forte nota amara, molto persistente in bocca. La Session Ipa, infine, è una bionda molto fresca, dalle note agrumate e floreali, ideale per l’estate. Per il Natale, abbiamo lanciato un’edizione limitata, di sole 300 bottiglie; è una Best Bitter, rossa in stile inglese molto gradevole anche a temperatura ambiente".

Dove si trovano le vostre birre?

"In questo caso siamo molto più orientati verso il mercato locale, quindi Carpi e dintorni. Anche perché la concorrenza è tanta. Ma siamo molto contenti e motivati, perché le nostre birre sono apprezzate e siamo in grado di fare anche bottiglie in ’private label’".

Marco Pederzoli