Bologna, 3 aprile 2022 - Con il sopraggiungere della buona stagione essendo le temperature più miti, la Fontana del Nettuno, che vanta quasi cinque secoli di storia e di vita torna ad essere presa di mira da turisti e passanti che si appoggiano, si siedono sul bordo, mettono i loro bimbi, innocenti, a camminare sul basamento e a bagnarsi le mani. Tutti comportamenti che danneggiano gravemente il marmo assai delicato. La Sovrintendenza non consente di installare una recinzione a protezione mentre ha autorizzato altri interventi ben più invasivi.
Niccolò Rocco di Torrepadula
Risponde Beppe Boni
Impacchettare i monumenti, le fontane, le statue per sottrarle al turismo maleducato? E' un dilemma che abbraccia tutta Italia e non solo Bologna. Pensate a Roma. In qualche circostanza lo si è fatto, ma nella maggior parte dei casi si cerca di proteggere i beni culturali diversamente per evitare che il patrimonio italiano finisca in gabbia. Il tema ha animato il dibattito anche a Bologna per diversi anni. Cancellata sì, cancellata no sotto lo sguardo imbronciato del Nettuno. E si è deciso di evitare le sbarre (giusto) pur cercando di fornire un controllo severo e continuo (giusto) che non deve esistere solo nelle intenzioni ma anche nella realtà dei fatti. L'inverno è finito, il Covid sfuma via lentamente e il turismo riprende, quindi occhio: il Signore di Bologna va protetto e tenuto sotto controllo. Che siano Vigili urbani o steward come allo stadio poco importa. «Maggiore prevenzione e pene più severe», ha sempre detto con mano ferma il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, dopo alcuni atti vandalici subiti dai monumenti. «Non si può transennare il mondo», ha sempre sostenuto Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, rilanciando il pensiero di molti altri intellettuali e uomini di cultura. Meglio proteggere i gioielli artistici dagli atti vandalici e dalla maleducazione con lo sguardo dell'uomo che con le cancellate.