Il calcio troppo condizionato dai procuratori

Risponde il condirettore del Carlino, Beppe Boni

Bologna, 18 giugno 2021 - Il calcio è un mondo strano e per certi versi imperscrutabile in alcune sue manifestazioni. Molte società, stando ai bilanci, spendono molto di più di ciò che guadagnano e a rigor di logica rischiano il fallimento. Però succede poche volte. Un mistero. Vedo tanti bilanci in rosso eppure vedo anche spese milionarie, contratti che saltano con pagamento di penali a giocatori e allenatori, acquisti e ingaggi stratosferici nonostante i guadagni per le società nell'ultimo anno siano stati molto inferiori al passato causa lockdown. Le squadre devono cambiare rotta e smetterla di chiedere agevolazioni anche indirette a loro favore. Comincino a risparmiare.

Gabriele Ferrari

Risponde il condirettore del Carlino, Beppe Boni

Il calcio ormai in buona parte è condizionato dai diritti televisivi e dai procuratori che dirigono, indirizzano e gestiscono la girandola di milioni i intorno a questo sport. I procuratori sono burattinai che hanno tutto l'interesse a comprare e vendere in modo frenetico: ogni movimento per loro è un guadagno. Ci sono società che stanno dentro a questo gioco (a volte con tornaconto) e altre no. La Fiorentina, per esempio, ha rotto prima di cominciare con il neo mister Rino Gattuso e col suo procuratore Jorge Mendes proprio perché la linea della società rimane quella di non sottostare ai condizionamenti dei procuratori e di non voler sostenere costi di ingaggio eccessivi e superiori al valore dei calciatori ritenuti interessanti per la rosa. Altre società virtuose o che comunque non si fanno coinvolgere nella pericolosa spirale dei debiti milionari sono il Sassuolo, che ha fatto brillare la Nazionale col duetto Berardi-Locatelli, e a suo modo anche il Bologna, pur fra tante polemiche col mister Sinisa. Sono società che si espongono a spese che tengano conto anche dei bilanci. E che cercano di non farsi dettare troppo l'agenda dai procuratori.

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