Il People mover e l'ambiente

Recentemente, sulle pagine del Resto del Carlino, l’architetto Iosa Ghini rispondendo alla domanda del giornalista su come si potrebbe legare il tema dell’ecologia urbana alle grandi opere dichiara: “La monorotaia del People Mover potrebbe essere la spina dorsale per un nuovo parco urbano”. Quello che forse meriterebbe essere a conoscenza di tutti è che il percorso del People Mover interessa in gran parte aree che sono già state pianificate a verde dal Comune di Bologna: il verde pubblico del comparto Bertalia-Lazzaretto e il Parco fluviale Lungo Reno. Si tratta di verde non solo pianificato ma anche esistente in quanto aree dove la vegetazione cresce spontaneamente. Dispiace però che queste aree non siano fruibili dai cittadini. Dispiace ancora di più vedere che, a cantiere chiuso ed opera apparentemente ultimata, la vegetazione sotto ai pilastri rimasta ancora integra fino a poco tempo fa è stata trinciata e fresata su una larghezza totale di almeno 15 metri. A fianco dei pilastri, è stata realizzata una strada solo a tratti asfaltata e con un sottofondo di materiale edile di risulta . Si segnala che lo studio Sartogo, vincitore del concorso internazionale Bertalia Lazzaretto, prevedeva sull’area attualmente interessata dalla strada solo ed esclusivamente verde urbano. La vegetazione sopravvissuta all’opera PM nelle due aree citate, e nonostante la frattura che la monorotaia rappresenta per la fauna e la flora esistente, potrebbe oggi più che mai essere oggetto di una gestione integrata, attenta alla preservazione della biodiversità e al ripristino dell’ecosistema.

Angela Iacopetta