Dante Alighieri ci ricorda chi siamo

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 29 novembre 2020 - Scrivo per segnalare il grave difetto italico dell'esterofilia che in questi giorni si manifesta con l'uso, di molti politici e giornalisti, della parola "condizionalità", come se non esistessero termini italiani equivalenti. Sinceramente, la cosa mi fa vergognare di essere italiano. Tanti anni or sono, un capitano dell'esercito americano, in servizio in un ente Nato in Italia, leggendo un giornale italiano trovò che in esso abbondavano molte parole inglesi. La cosa lo stupì assai e per questo mi chiese: "Perché usate tante parole inglesi? Noi usiamo qualche parola italiana soltanto quando si parla di teatro lirico". La vergogna provata allora mi assale anche adesso. Rosario Scapellato

 

Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

C'è del vero in ciò che lei dice. In Italia si usano troppi termini inglesi anche quando non ve ne è necessità. Ma è anche vero che la lingua inglese da tempo è universale ed è un fatto di cui bisogna prendere atto. Eppure dobbiamo ricordarci chi siamo e da dove veniamo. L'inglese va utilizzato con misura, senza censurare i termini ormai entrati nel  linguaggio corrente ma senza abusarne. Tra poco entreremo nell’anno in cui ricorrono i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, avvenuta nel 1321. Sono in programma grandi eventi organizzati soprattutto a Ravenna. Anche queste celebrazioni devono ricordarci qual è la nostra storia e quella della lingua italiana. beppe.boni@ilcarlino.net voce.lettori@ilcarlino.net