Lavoro a distanza, il rovescio della medaglia

La lettera Risponde il condirettore del Resto del Carlino, Beppe Boni

Bologna, 1 agosto 2020 - L' emergenza ci ha costretto  a ricorrere, allo smart working specialmente nella PA ma non solo; c'è da dire che si è fatta molta confusione fra smart, tele e lavoro agile, forse perché non ci eravamo abituati e se non fosse stato per il virus probabilmente sarebbe passato molto tempo prima che lo si prendesse in considerazione, tenuto conto della proverbiale resistenza ai cambiamenti italiana. Avendo quindi dovuto fare di necessità virtù, sono iniziate prima delle sperimentazioni e poi una vera e propria attività a distanza che generalmente pare avere dato buoni risultati. All'inizio è sembrato qualcosa di sorprendente, dai contorni indefiniti e con una gestione tutta da inventarsi: per i lavoratori è stata una piccola rivoluzione, ma poi non tanto piccola, che ha ha finito per incidere su abitudini consolidate. Poi si è preso atto che cambiava profondamente il rapporto, di coloro che erano interessati, tra tempo di vita e di lavoro con una costante relazione e volte sovrapposizione fra le due modalità di impiego del tempo con confini sempre più labili e con orari di lavoro sempre meno rigidi.  Al di là del giudizio di merito sulla produttività, sono innegabili le ricadute che si avranno e di cui si comincia già ad avvertire le conseguenze: mi riferisco ad esempio al tempo risparmiato nei trasferimenti tra casa e lavoro con effetti benefici su congestione del traffico e dell’inquinamento. Al contrario tutte quelle attività che vivevano sulla presenza dei lavoratori fuori casa, come bar e ristoranti, ne stanno risentendo pesantemente. Pietro Balugani

risponde il condirettore del Resto del Carlino, Beppe Boni Il lavoro a distanza è stata una bella scoperta che ha consentito di aggirare in parte le difficoltà dell'emergenza sanitaria. La macchina Italia è andata avanti anche grazie allo Smart working e di questo siamo consapevoli. Ora a bocce più ferme dobbiamo renderci conto che si tratta di una formula  non sempre applicabile e non per tutti i ruoli. Certo, il lavoro da casa sarà d'ora in poi più utilizzato rispetto all'era pre Covid, ma non può sostituire il normale assetto dei dipendenti che si recano in azienda. Per molti incarichi è necessario il confronto diretto, l'empatia fra persone, come sono insostituibili l'impatto delle emozioni o delle riunioni fra colleghi intorno a un tavolo. Senza dimenticare che il protrarsi di questa situazione sta mettendo in grave difficoltà i locali delle città e dei paesi che all'ora di pranzo ospitavano i lavoratori degli uffici pubblici e privati. Ora sono quasi deserti. Nell'applicare il lavoro -smart servono buonsenso e misura. Anche perchè il mondo dell'economia in futuro potrebbe accorgersi che è meglio pagare meno, molto meno, un pakistano che opera da chissà dove che una figura che si reca in azienda. E' ora di cominciare ad attenuare il lavoro a distanza per non causare più danni che benefici.