Mascherine sulle montagne russe

La lettera. Risponde il condirettore de il Resto del Carlino Beppe Boni

Bologna, 26 maggio 2020 - Finora, quello delle mascherine, è il più grande mistero del secolo. Nonostante per la loro gestione si sia ricorsi, addirittura, alla nomina di un commissario straordinario, su molti aspetti legati a questo dispositivo di protezione regna la massima confusione. Innanzitutto quantità e fabbisogno: siamo sessanta milioni; al netto di neonati e gente bloccata in casa, facciamo cinquanta, numero che per determinare le esigenze giornaliere andrebbe aumentato per tener conto di chi deve indossarne più di una; ma fermiamoci a 50 milioni che in un mese significa oltre 1500 milioni di esemplari; quindi ben superiori ai numeri che ogni tanto vengono comunicati come consegne da fonti ufficiali. Il prezzo: non sembra fondamentale rispetto alla disponibilità. Due sigarette o un caffè in meno e ci siamo. Chi le produce e chi le consegna? Quante sono quelle prodotte in Italia e con quali prospettive? E le altre da dove vengono? Chi sono i destinatari, nel senso di chi può comprarle (e dove) e chi può e/o deve distribuirle? Caro Domenico Arcuri, sarebbe ora di fare chiarezza definitiva e non polemica sul quadro generale di questo strumento così critico per la difesa della popolazione dal virus. Enrico Venturoli

Risponde il condirettore de il Resto del Carlino Beppe Boni

Più che un mistero quello delle mascherine è un pasticcio. All'inizio non erano consigliate, poi sono diventate poco alla volta obbligatorie e l'Italia si è a accorta che avendo delegato quasi tutta la produzione di questo materiale all'estero si è trovata in braghe di tela. Certo, qualcuno ha speculato e nei momenti più bui dell'epidemia le poche che si trovavano avevano prezzi improponibili. Nel caos è arrivata l'imposizione di venderle a 50 centesimi e molti imprenditori che le stavano producendo hanno fatto retromarcia. Ora si trovano, ma non dappertutto, perchè anche quelle in vendita a prezzi calmierati finiscono in un batter d'occhio. E mentre si è aperto il mercato di quelle alla moda (griffate, colorate, firmate e brandizzate), si sta faticosamente trovando una via di mezzo. Tra prezzi esorbitanti (fino a 10 euro le più strutturate) e prezzo politico (0,50 euro quelle chirurgiche) ci sarà pure una via di mezzo mediamente accessibile dal punto di vista economico,, vale a dire il prezzo di un caffè. Queste le promesse del commissario straordinario Domenico Arcuri: "È cominciata questa settimana la produzione di mascherine chirurgiche in Italia. Le prime le daremo al personale medico e ai farmacisti.Il costo di produzione è 0,12 euro e saranno pagate 50 centesimi con l’Iva azzerata. Preciso che vanno difese fino alla morte le libertà del mercato, tranne la libertà di arricchirsi calpestando il diritto alla salute". E ancora: "Per ora ne produciamo 2 milioni a settimana, sono chirurgiche di tipo 2. Sono un prodotto in linea con i requisiti sanitari e con questa produzione da settembre potremo avere 20 milioni di mascherine al giorno e poco dopo fino a 31 milioni". Speriamo. beppe.boni@ilcarlino.net voce.lettori@ilcarlino.net