Pignoletto e Lambrusco, vini divisi dai tortellini

La lettera Risponde il condirettore del Resto del Carlino, Beppe Boni

Bologna, 4 dicembre 2021 - Nel 2000, con Bologna capitale europea della cultura, a villa San Martino di Monte San Pietro, fui testimone di un matrimonio molto particolare: quello tra il Tortellino e il Pignoletto. Una cerimonia che si svolse con il corredo di pubblicazioni (manifesti in tutta la città), celebranti, sponsali e pranzo di nozze. Un legame, quello tra il piatto-simbolo della cucina emiliana e il vino per eccellenza dei Colli Bolognesi, che prometteva lunga vita e prosperità per tutti. E fu così per i primi anni, ma poi, come troppe volte succede anche nelle migliori famiglie, anche questo legame poco alla volta si è allentato. Sono arrivati i dissapori e poi i tradimenti. Il tortellino l'abbiamo visto flirtare con vini bianchi e rossi. Voglio solo ricordare che un mese fa a Palazzo Re Enzo, a cena sotto le insegne di una serie di ristoratori riuniti sotto proprio sotto il simbolo del tortellino, c'erano solo vini da fuori regione. E anche la Dotta confraternita del tortellino ha dato il suo contributo ad una separazione di fatto con un abbinamento al Lambrusco. Peccato forse veniale dal punto di vista dei cugini di Modena, ma altro indice di un matrimonio sull'orlo di una crisi, che si potrà salvare solo se i Bolognesi (intendo gli amanti della buona cucina, i ristoratori, i produttori di vino, le istituzioni) prenderanno coscienza che 'Non è bene che l'uomo separi ciò che la terra ha unito'. E che da questo divorzio alla lunga abbiamo tutti da rimetterci. Carlo Gaggioli, Viticoltore dei Colli Bolognesi

risponde il condirettore del Resto del Carlino, Beppe Boni La voce di Carlo Gaggioli va ascoltata perchè l’uomo è uno dei punti di riferimento della vitivinicoltura bolognese, un vignaiolo che guida l’azienda di famiglia da decenni. Ha novant’anni, ma non li dimostra perchè oltre alla competenza ha una qualità personale indiscutibile: la passione. E come lui altri imprenditori che producono il pignoletto e lo considerano, giustamente, una bandiera dell’enologia bolognese. L’opinione sull’abbinamento con il tortellino apre un delicato scenario di divisioni, opinioni che differiscono, valutazioni che possono rompere amicizie. Lo stesso tortellino nella sua indiscutibile area che va da Modena a Bologna divide ed è concepito, pur con un’anima comune, con diverse impercettibili sfumature che fanno discutere gli esperti e il pubblico che si siede a tavola. In mezzo c’è poi Castelfranco Emilia, modenese per geografia amministrativa ma un po’ bolognese nel cuore e soprattutto nella diocesi, che sostiene di aver inventato l’ombelico di Venere. A Modena non si discute: col tortellino si beve lambrusco. Guai però a metterlo brodo come fece da eretico Sergio Cofferati quando fu sindaco delle Due torri. A Bologna se dici tortellino, dici pignoletto. Chi ha ragione? Forse tutte e due le versioni perchè come gli ingredienti del tortellino valgono sfumature diverse in mancanza di una certificazione scientifica. E’ ora di istituire un processo enogastronomico pubblico.

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