Poco vestite in centro storico, meglio di no

La lettera. Risponde Beppe Boni

Un mese fa la scrittrice Dacia Maraini scrisse, a proposito delle ragazze del liceo romano che andavano a scuola in abbigliamento da discoteca,  che il modo di vestire deve essere legato all' ambiente che si frequenta: scuola, posto di lavoro, luoghi di cultura. Di giorno, e nel  centro  di una città emiliana, ho visto due ragazze con un abbigliamento adatto al lungomare più che a città come Modena, Torino o Bologna. Come nessuno andrebbe alla prima della Scala in canotta e bermuda, ritengo che non sia di buon gusto andare in giro con un tubino all' inguine: lo dice il buon senso. Adesso fucilatemi. Achille Caropreso Risponde Beppe Boni

D'estate soprattutto, diciamo così, se ne vedono di tutti i colori. Alla Scala o in qualsiasi altro teatro non si entra se non con l'abbigliamento richiesto perchè c'è una regola, giusta, da osservare. O si entra vestiti in un certo modo o si sta fuori. Stop. Dove non ci sono regole codificate può succedere di tutto. A scuola per fortuna i presidi e gli insegnanti (ma non tutti lo fanno), spesso attirandosi qualche critica, hanno facoltà di dare un indirizzo preciso al modo di vestirsi. Giusto. L'educazione e il rispetto dell'ambiente che si frequenta, anche se non scritti nella Costituzione,  sono previsti dalla legge del buonsenso. E vanno osservati.  Dove si può si deve intervenire. Certo che difficilmente nel centro città un vigile urbano interverrà per riprendere due ragazzine che passeggiano più svestite che vestite. Se non c' è una infrazione evidente il limite è sempre opinabile. Beh, se fosse possibile la contravvenzione andrebbe fatta ai genitori che evidentemente non hanno la capacità di educare i figli, o le figlie, e permettono loro di uscire di casa vestiti in modo sconsiderato. Le prime regole di comportamento si devono insegnare in famiglia. E non è un ragionamento bacchettone, perchè la forma  a volte è anche sostanza beppe.boni@ilcarlino.net voce.lettori@ilcarlino.net