Quando la politica blocca le Grandi opere

Risponde il condirettore del Carlino, Beppe Boni

Bologna, 27 maggio 2021 - Le perduranti incertezze in merito alla realizzazione del passante di mezzo, che naturalmente si sono accentuate in questo lunghissimo periodo preelettorale, offrono lo spunto per un paragone impietoso con gli anni della ricostruzione del secondo dopoguerra e del successivo boom economico. Oggi viviamo ancora di rendita sulle infrastrutture costruite allora, tra le quali la tangenziale di Bologna, oggetto quest’ultima di un dibattito almeno ventennale. Lo spirito degli anni della ricostruzione si è perduto nelle lentezze burocratiche e negli episodi di corruzione che hanno reso difficoltoso il percorso delle opere pubbliche italiane. Ma c’è dell’altro. Troppo spesso la cautela, magari giustificata da un certo ambientalismo che si intende sfruttare a fini elettorali, ha portato all’infinito dilatarsi dei tempi di approvazione dei progetti ed è stata soltanto una comoda scusa quando non addirittura il frutto dell’incapacità di arrivare a soluzioni di problemi complessi. Tutto questo ha portato al paradosso in base al quale, spesso, “migliorare” è equivalso a “non fare”.

Francesco Pazzaglia

Risponde il condirettore del Carlino, Beppe Boni

Sulle grandi opere, vuoi per la burocrazia, vuoi per la politica che spesso agisce in base all’ideologia e non al bene comune, l’Italia è in perenne ritardo. Lo hanno gridato ancora una volta con preoccupazione le Confidustrie del Nord, con l’Emilia Romagna in prima fila, in base ai dati resi noti dall’Osservatorio infrastrutture. Nel 2020 su 68 opere prese in considerazione 23 risultano bloccate (34%), 24 (35%) registrano un avanzamento al di sotto dei programmi e solo 21 (31%) soddisfano le aspettative. Il passante di Bologna, che prevede l’allargamento della tangenziale, si inquadra in questo scenario desolante. Se ne parla da vent’anni, si sono alternati più di cinque progetti e oggi siamo ancora qui a girare intorno alla soluzione mentre è sotto gli occhi di tutti che il passaggio su Bologna (soprattutto d’estate) è una strettoia impossibile, un collo di bottiglia che rallenta in traffico su tangenziale e autostrada. Ora sotto le Due torri c’è di mezzo anche la campagna elettorale dove già i due sfidanti delle primarie del centrosinistra, Isabella Conti e Matteo Lepore, ipotizzano, con motivazioni diverse, un rinvio dell’opera a dopo le urne. Bingo. Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, in coro con cittadini e mondo delle imprese preme per andare avanti con l’ultimo progetto, che è brutto e non risolutivo (parziale allargamento di alcuni tratti) ma almeno c’è. Il Passante che non passa mai, una pessima storia.

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