Le carenze della sanità pubblica

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino' Beppe Boni

Bologna, 27 settembre 2020 - Si discute tanto dei limiti e di cosa non ha funzionato bene, sicuramente ci sono state carenze e errori, sono stati fatti da più parti, sulla grave situazione venutasi a creare con l'arrivo dello sconosciuto coronavirus. Ma in complesso il nostro Servizio Sanitario Nazionale ha retto abbastanza bene la situazione drammatica e, nonostante le difficoltà incontrate, rimane uno dei migliori del mondo. Con l'arrivo inaspettato del coronavirus, ci ha trovato impreparati, con strutture non altezza per affrontare la grave situazione, carenza di posti letto per la rianimazione, carenza di materiale sanitario, carenza di medici e infermieri, carenza di servizi e presidi sanitari sul territorio; lasciatemelo dire, in alcune regioni i governatori non sono stati altezza di gestire l'emergenza, poi tanti direttori generali impreparati per gestire le complessità delle Agenzie Territoriali Salute (ATS) e della Aziende Socio Sanitarie Territoriali (ASST), alcune regioni da anni, hanno portato avanti una politica di privatizzazione della sanità, con continui finanziamenti, tagliando risorse e depotenziando la sanità pubblica. Ora  c’è bisogno di investire di più e meglio nella sanità pubblica, la salute deve essere messa la primo posto nelle scelte culturali, economiche, sociali e politiche. Francesco Lena

Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino' Beppe Boni

Partiamo dalla fine. La sanità pubblica ha molte carenze, ma non dovute certo agli accordi con la sanità privata. Resta il fatto che ci sono aspetti storicamente carenti nel pubblico e che l'emergenza sanitaria ha evidenziato. E se gli accordi con la sanità privata hanno risolto molti problemi bisogna comunque agire nella sfera pubblica (che in Italia resta efficiente) dove i nodi sono sempre più stretti. Le Asl in molti casi sono ancora un esempio negativo di burocrazia e di mancanza di agilità. In questo momento storico, in cui servirebbe un servizio direttamente dedicato al Covid sul piano della gestione, dei rapporti con il pubblico, dello smistamento delle informazioni, spesso di tutto ciò non c'è traccia. Molti numeri verdi di Asl funzionano poco e male, gli addetti fanno orario d'ufficio con chiusura al sabato e domenica senza calcolare che il virus si muove invece a tempo pieno anche nel weekend, le indicazioni sono in molti casi contraddittorie. E' vero bisogna investire, e gestire meglio, le risorse nella sanità pubblica.  

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