Se il tampone è un privilegio

Penso che l’Italia sia uno dei pochi Paesi democratici europei, nei quali la libertà di scelta sia stata letteralmente messa in vendita: il video, ormai diventato virale, nel quale il ministro Brunetta viene ripreso mentre esalta compiaciuto la ”doppia tortura psichica” del tampone nei confronti di coloro che hanno deciso di non sottoporsi alla vaccinazione, la tanto sbandierata libertà di optare per i tamponi non è alla portata di chiunque, ma solo di chi può spendere ogni volta 15 euro per un permesso lavorativo di 48 ore. Perché dunque continuare a offendere il buonsenso e l’intelligenza del cittadino, chiamando “libertà di scelta” ciò che in realtà è solo e unicamente un privilegio? E tutto questo diventerà ancora più evidente qualora si dovesse ridurre da 48 a 24 ore la validità del certificato verde: è forse pensabile che chi, come me, dispone di uno stipendio di 1.500 mensili, possa riuscire a non venir meno ai propri principi e permettersi di spendere non più 200, ma addirittura 300 euro al mese?  Non riesco ad accettare che questa libertà di scelta sia stata trasformata in un appannaggio esclusivo per ricchi e  benestanti.  

Giampiero Gallo, Guastalla (Reggio Emilia)