La strage di Ustica, i dubbi infiniti

Risponde Beppe Boni

Replico alle, peraltro garbate,  osservazioni di Beppe Boni sulla vicenda giudiziaria di Ustica. C'è una prima osservazione inesatta assumendo che quella emessa dal dott. Priore non sia una sentenza “processuale”. L’inchiesta partì con la disciplina del vecchio codice processuale in vigore prima del 1989 e dunque esisteva il giudice istruttore - tale era Priore, con pretese di terzietà rispetto al pubblico ministero. Concluse la sua inchiesta (molte centinaia di migliaia di pagine) con una sentenza (5000 pagine) e al contempo con una ordinanza di rinvio a giudizio dei capi di stato maggiore dell’aeronautica, assumendo che costoro, pur sapendo l’accaduto, non avessero informato il governo impedendone le funzioni. Successivamente a carico di costoro fu svolto avanti al Tribunale di Roma un dibattimento, con udienze che si svolsero per alcuni anni, che si concluse degradando l’ipotesi di reato da impedimento a turbamento, con una sentenza di proscioglimento per prescrizione. I generali fecero appello e in un’udienza svolta in una sola mattina (la relazione durò un oretta rispetto alle decine di migliaia di pagine del processo) i giudici decisero di prosciogliere perché il fatto non sussiste: non esisteva pertanto l’ipotizzato impedimento o turbamento della funzione di governo. Ho sempre pensato che rispetto alle ricostruzioni degli avvenimenti ciò che conta non siano tanto le pronunce dei giudici, ma come si sia giunti a sostenerle, il percorso, gli accertamenti effettuati, lo scrupoloso vaglio dei fatti e mi ha lasciato perplesso la velocità della decisione, segno inquietante di una sommarietà che la vicenda non meritava. L’itinerario che le ho descritto consente dunque di ritenere che non vi fu prova di una condotta delittuosa da parte dei generali, ma molto meno per non dire nulla in ordine allo scenario dell’abbattimento. Un conto è una valutazione incidentale, in nome del sacrosanto principio dell’oltre il ragionevole dubbio sulla responsabilità dei singoli, un conto è  la comprensione di quello che è accaduto quella tragica notte. Si tratta di un puzzle ancora incompleto, ma destinato ad arricchirsi col deposito degli atti dell’inchiesta della Procura di Roma ancora in corso. Di fronte a un puzzle incompleto può essere ragionevole prosciogliere i singoli, non riproporre uno scenario che l’inchiesta di Priore ha definitivamente respinto, esaminando pazientemente tutti gli elementi che rendevano impossibile che all’origine della strage ci fosse una bomba, smentita da innumerevoli elementi dopo essere stata presa seriamente in considerazione. Legga pazientemente le 5000 pagine redatte da Priore e si convincerà.

Avvocato Alessandro Gamberini

Risponde Beppe Boni

Affermazioni rispettabili, anche se più formali che sostanziali. Rimane il fatto che per ora nessun processo, che comunque è da accettare come punto fermo, ha accertato che vi sia stato un combattimento in cielo dove sarebbe stato colpito l'aereo Itavia. Nel dibattito infinito su questa strage impunita troppi soggetti, cariche istituzionali comprese, danno per certa invece questa ipotesi. Mentre in altri casi invocano le sentenze dei processi. Due pesi e misure diverse.