Suarez e la cittadinanza rapida

Lo scandalo del calciatore Suarez e del suo tentativo di cittadinanza “rapida” nasce da lontano. E’ frutto della legge Tremaglia, ministro, deputato di Alleanza nazionale, che è stato seduto sui banchi del Parlamento nei governi Berlusconi (legge n.459 del 2001). Lo scopo era di far votare gli italiani residenti all’estero anche da generazioni: il proponente credeva erroneamente che gli emigranti conservassero una visione nostalgica dell’Italia e avrebbero votato a destra. Non fu così: Prodi nel 2006 fu eletto per il rotto della cuffia, anche con il voto degli emigrati all’estero. E così la legge restò in vigore, anche se si trattava di un’assurdità giuridica ebbero a dire l’ex ambasciatore Silvio Romano ed il politologo Giovanni Sartori: era basata sullo ius sanguinis, per cui era considerato cittadino il discendente di ogni italiano, anche se non era mai stato nel nostro Paese o non ne conosceva la lingua, qualora ne facesse richiesta. Ecco perché la moglie di Suarez ha anche passaporto italiano, anche se nata e vissuta in Uruguay, nipote di un friulano. In questo modo può trasmettere la cittadinanza al marito, anche se recentemente per limitare gli abusi è stato introdotto l’obbligo dell’esame di italiano...  A ben vedere la legge ha fatto il suo tempo ed andrebbe abolita poiché ha dato luogo a numerose irregolarità e brogli. La norma è stata usata soprattutto da sudamericani di origine italiana per emigrare più agevolmente in Europa durante le crisi economiche ricorrenti nei loro Paesi. E, ovviamente, soprattutto dai calciatori (vedi Camoranesi, etc). Nel 2008 conobbi ed aiutai due fratelli argentini di origine lughese (cognome Zanotti) che, ottenuto il nostro passaporto, erano arrivati per cercare di sistemarsi presso i parenti con cui non avevano più contatti da decenni. Una volta rintracciati, preferirono poi emigrare in Spagna, dove vivono tuttora con documenti italiani, poiché conoscevano solo poche parole della nostra lingua. Angelo Ravaglia, Lugo (Ravenna)