Un vaccino per la Giustizia ammalata

La lettera. Risponde il condirettore de il Resto del Carlino Beppe Boni

Bologna, 25 maggio 2020 - La scarcerazione dei boss mafiosi, conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, la collusione tra stato e mafia. I cavilli legali inseriti in chissà quale legge fatta in passato, hanno consentito di mandare ai domiciliari gente  pluriomicida. Neppure la politica in carica può dirsi innocente, poichè non ha fatto assolutamente nulla per impedirlo. Poveri Falcone e Borsellino, avevano intuito che la mafia non era solo un apparato criminale, ma un autentico partito politico trasversale con ramificazioni in molti apparati dello stato. Non hanno torto alcuni paesi del nord a definirci "mafiosi" Felice Antonio Vecchione Risponde il condirettore del Resto de Il Carlino Beppe Boni

Forse è un po' azzardato attribuire alla collusione diretta fra Stato e mafia il caso dei boss scarcerati in virtù dell'emergenza sanitaria e rimessi in cella in virtù della sopravvenuta emergenza legalità. Di sicuro questa vicenda ha messo in luce che c'è un problema: la Giustizia. I boss scarcerati, le accuse in diretta tv del procuratore antimafia  Di Matteo che dopo quasi due anni accusa il ministro della Giustizia Bonafede di aver cambiato idea all'improvviso sulla sua nomina a capo del Dap (il vertice delle carceri) per qualche oscuro gioco di palazzo, gli intrallazzi del Consiglio superiore della magistratura per pilotare nomine e posti per gli amici che stanno venendo a galla con le intercettazioni. Ecco tre caso che dimostrano che c'è un altro grande ammalato: la Giustizia. E se essa funziona male o funziona condizionata dalla politica a rimetterci per primi sono gli ignari cittadini. Serve un vaccino. Subito. beppe.boni@ilcarlino.net voce.lettori@ilcarlino.net