Il virus e il sogno del futuro

La lettera Risponde il condirettore del Resto del Carlino, Beppe Boni

Bologna, 23 marzo 2021 - Vorrei descrivere uno degli effetti collaterali, è di moda parlare di questi, dei vari lockdown restrizioni, limitazioni eccetera che si sono susseguite da un anno a questa parte che sto notando e che mi rendono inquieto. Fino a un anno fa vedere qualcosa, situazioni, persone, pubblicità, documentari o film suscitava in me reazioni di tipo “futuristico” sogni e desideri proiettati al poi, a quello che avrei voluto anche se non necessariamente potuto fare domani, il mese prossimo o fra un anno. Adesso invece gli stessi eventi provocano la nascita di ricordi più o meno piacevoli di quello che ho fatto o avrei voluto fare mesi o anni fa, il futuro possibile è stato sostituito da un passato reale o probabile magari abbellito dal tempo. Sono preoccupato, sto invecchiando e i sogni hanno lasciato il posto alla rassegnazione? Riuscirò una volta terminata o mitigata questa emergenza a proiettarmi di nuovo nel domani o il sars-cov-2 si è trasformato in una macchina del tempo che mi riporterà sempre nel mio passato lasciandomi privo di sogni? Dicono che la consapevolezza è il primo passo sulla via della guarigione e penso di averla acquisita, adesso restano i successivi passi… riuscirò a farli e con me riusciranno a farli anche gli altri? Leonardo Bogani

risponde il condirettore del Resto del Carlino, Beppe Boni La vita ai tempi del virus ci ha tolto molte cose. Abbiamo perso la socialità, la voglia di stare insieme, non possiamo più cenare al ristorante, se incontriamo anche solo un collega di lavoro nel corridoio lo scansiamo, non possiamo abbracciare nessuno, nè tantomeno dispensare baci di saluto. Sembra di vivere su un altro pianeta e la paura di ammalarsi e di finire intubati è sempre dietro l'angolo. Ma dobbiamo continuare a sognare la normalità (che arriverà prima o poi) e non dobbiamo arrenderci ad un presente da incubo. Il futuro di luce arriverà ma non sappiamo quando. Ora viviamo come se fossimo dentro una tempesta di sabbia che non ci consente , se non a sprazzi, di intravedere il sole limpido oltre la turbolenza. Eppure non dobbiamo cedere alla paura, alla depressione, dobbiamo credere nel futuro. Questo vaccino non ce lo regalerà nessuno, lo abbiamo già dentro e dobbiamo usarlo. Facendo tutto da soli. E' la forza dei nervi distesi. Continuiamo a sognare mentre il vaccino, quello vero, arriva fra mille inciampi. E ci riprenderemo tutto, il sorriso, gli abbracci, i baci.

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