Trionfi e cadute: è una V nera da Eurolega

La società bianconera ritrova l’eccellenza del Vecchio Continente dopo 14 anni. Nel 2001 il successo, dodici mesi dopo la delusione

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di Massimo Selleri

Dopo la vittoria dell’Eurolega nel 2001, in quella che fu la prima edizione di questa nuova manifestazione, le successive partecipazione della V nera alla competizione che racchiude le migliore squadre del continente non sono state particolarmente felici.

Il titolo perso contro il Panathinaikos proprio all’Unipol Arena (all’epoca PalaMalaguti) nel 2002, una squadra obiettivamente impresentabile perché senza orgoglio presa a schiaffoni nel 2003 e poi il "lasciateci perdere" della stagione 200708 quando molto onestamente la proprietà di allora disse che questa partecipazione era arrivata troppo presto e che non c’erano ancora le basi per disputare un torneo di così alto livello.

La Virtus, quindi, torna in Eurolega dopo 14 anni e ci torna con uno spirito diverso. Bisogna anche dire che è la stessa competizione continentale ad aver cambiato pelle in questo arco di tempo.

Nata con l’ambizione di essere una sorta di Nba del Vecchio Continente, pur trattandosi di pallacanestro giocata i meriti sportivi sono tenuti in scarsa considerazione rispetto ad altri parametri e, così, non basta vincere il titolo nel proprio campionato nazionale, ma l’unico modo certo per arrivarci è quello di aggiudicarsi l’EuroCup, cosa che la Segafredo ha fatto nella passata stagione.

Ora il primo obiettivo è quello di rimanerci e per farlo deve chiudere la prima fase nelle prime otto posizioni. Per non essere sempre vincolata a quella che è una sorta di impresa, la V nera sta cercando di ottenere una licenza pluriennale. Ad oggi sono 13 le realtà che hanno una licenza di A, e un vecchio progetto indicava un allargamento a 16, ma vista l’esclusione delle squadre russe e la rivoluzione che vi è stata nei vertici dell’Eurolega, ora è tutto da rifare.

Vista la sua storia e gli investimenti che sono stati fatti sulla squadra il club è comunque sulla buona strada, ma per ora deve affidarsi solo al campo. La Segafredo ha nel suo roster due giocatori che l’Eurolega l’hanno vinta, Daniel Hackett e Milos Teodosic e altri, come Toko Shengelia e Jordan Mickey che l’hanno giocata ad altissimo livello. Spetterà soprattutto a loro trasmettere agli altri quell’esperienza che conta tantissimo a questo livello.

A loro bisogna aggiungere Marco Belinelli che, sebbene non metta piedi in questa competizione dal lontanissimo 2007, ha comunque sulle spalle tutto quanto vissuto in Nba e, quindi, può essere un altro punto di riferimento importante tenendo presente che in alcuni momenti dell’anno si giocheranno anche quattro partite in otto giorni, tra coppa e campionato, per cui la gestione delle energie diventa fondamentale. In una realtà dove ci sono otto formazioni che sul campo si salvano e dieci che retrocedono, Scariolo ha chiesto anche al pubblico di fare la sua parte. Di campi caldi la Virtus ne incontrerà parecchi sul suo cammino, dalle bolge di Atene e Belgrado allo stesso derby d’Italia con Milano, e per questo motivo diventa importante fare in modo che anche il clima delle Due Torri sia un vantaggio per i bianconeri e uno svantaggio per chi verrà a giocare qui.

Giocare le prime partite al PalaDozza può essere utile per accendere una stagione dove l’obiettivo principale del club è far bene in Europa, fino a quando si è in ballo, per poi concentrarsi sul campionato quando non si viaggerà più oltre i confini nazionali.

Non va dimenticato che restare in Eurolega diventa un fattore positivo quando si parla di mercato. Negli anni passati la Virtus si è vista spesso chiudere la porta in faccia proprio perché non era nella stretta cerchia delle migliori 18 squadre d’Europa.