Cantine Sgarzi: "Il segreto è nella passione"

L’azienda a gestione familiare arrivata alla quarta generazione: "Il nostro prodotto ha conquistato Russia, Cina, Stati Uniti e Messico"

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di Francesco Moroni

CASTEL SAN PIETRO TERME

(Bologna)

Stefano Sgarzi, titolare dell’omonima cantina insieme alla moglie Nadia e i suoi figli: cosa racconta il vostro 2020?

"Attualmente, nonostante tutte le difficoltà e le incertezze legate alla pandemia, la nostre azienda sta crescendo. Le previsioni sul 2021 sono più che positive, con un aumento del fatturato, intorno a 40 milioni di euro, con una quota export che supera il 99%".

E per quanto riguarda lo scorso anno, con la comparsa del Coronavirus?

"Nel 2020 c’è stato un consolidamento, un ottimo risultato per i tempi che corrono. Cantine Sgarzi è un’azienda a forte vocazione familiare, nata nel 1933 a Castel San Pietro Terme (Bologna, ndr). Oggi siamo alla quarta generazione, io ho rilevato l’azienda negli anni ‘80, iniziando a sviluppare l’attività di export. Attualmente commercializziamo i nostri prodotti in più di 80 Paesi nel mondo".

Una gestione familiare molto unita e una grande vocazione verso l’estero: sono questi i vostri segreti?

"Abbiamo altre filiali a scopo commerciale in Cina, Stati Uniti, Messico. Siamo produttori e abbiamo 140 ettari di terreno in Emilia-Romagna, a pochi chilometri dall’azienda, e in Abruzzo, dove coltiviamo soltanto con il

metodo biologico".

Altri valori?

"Cerchiamo di utilizzare packaging alternativi al vetro, come alluminio, Tetrapak, cartoncino. E siamo il primo produttore in Italia, e secondo in Europa, per quanto riguarda i vini in lattina".

Un prodotto che sta conquistando il pubblico?

"Sì. La produzione annua si aggira su 15 milioni pezzi, che valgono il 20% del nostro fatturato. Questo core business è in continuo aumento, con una crescita rispetto al 2020 dell’8% sulla media aziendale. Per il vino in lattina, il mercato trainante è rappresentato dagli Stati Uniti, ma serviamo anche Corea del Sud e Giappone".

Ci dica di più.

"Attualmente abbiamo diversi marchi: per quanto riguarda i vini frizzanti in lattina, abbiamo ‘Ciao’, registrato ormai dal 2003. Non solo vino, però: anche cocktail, spritz, sangria. E dallo scorso anno abbiamo lanciato due nuovi vini fermi: un Pinot grigio Igt Terre di Chieti e un rosso Igt Terre di Chieti, con base Sangiovese. Volevamo effettuare il lancio proprio durante le Olimpiadi, ma ci sono state anche alcune criticità".

Quali?

"Soprattutto sulla reperibilità delle materie secche, un problema molto diffuso in questo periodo. Ma siamo riusciti a soddisfare il nostro distributore, confezionandoli e spedendoli. Diciamo che, come tutte le aziende, stiamo cercando di mantenere la produzione stabile, nonostante come detto la scarsità di materie secche. Al momento ci stiamo riuscendo bene".

Un obiettivo difficile da consolidare?

"Tutti i vini che confezioniamo sono Igt, quindi non si parla di vini da tavola, mentre le nostre bollicine non sono ottenute tramite Co2, ma utilizzando il metodo Charmat-Martinotti, lo stesso che utilizziamo per spumantizzare i nostri vini in bottiglia. È un metodo che si ottiene attraverso la fermentazione del prodotto in un grande recipiente chiuso, chiama autoclave".

Che altro?

"Abbiamo una quantità di prodotti e un portafoglio molto ampi, che ci permettono di soddisfare a 360 gradi i nostri importatori e distributori . Non siamo presenti nella ‘top of mind’ del consumatore finale, per intenderci, ma nei Paesi che presidiamo sì. Con una distribuzione molto articolata e importante. In Russia, ad esempio, siamo i primi esportatori vino italiano".

La vostra sede come si presenta?

"Ora lavoriamo in una struttura che ha una decina d’anni, proprio di fianco a dove ha iniziato a lavorare mio padre Luigi. L’idea è quella di ampliarci ancora di più, di costruire nuove strutture produttive per soddisfare il fabbisogno crescente di produttività. Anche per questo motivo ci siamo recentemente di una nuova linea, che raggiunge quasi 80mila pezzi di bottiglie al giorno, per 15 ore di lavoro. Vogliamo aumentare ancora di più questi numeri (quasi 18 milioni le bottiglie prodotto nel 2020, ndr), mantenendo però sempre alto il livello qualitativo".