Chianti Classico, c’è un’indicazione in più

In attesa del vaglio di Regione e ministero, la tipologia Gran Selezione vedrà sull’etichetta la sigla ‘Uga’: unità geografiche aggiuntive

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di Paolo Pellegrini

FIRENZE e SIENA

L’aspettavano in molti, soprattutto tra i wine lovers più attenti. E finalmente è arrivata. Se il percorso si completerà regolarmente – prima il vaglio della Regione, poi l’esame del ministero – ci sarà presto una parola in più sull’etichetta del Chianti Classico. Non di tutte le tipologie, ma solo della Gran Selezione: il vertice della piramide di qualità lanciato dal Consorzio con il simbolo del Gallo Nero nel 2013, che secondo gli scettici avrebbe solo creato confusione, e che invece si è rivelato un’arma vincente per i circa 250 produttori che lavorano e imbottigliano sui 7mila ettari più storici, quelli che già nel 1716 l’editto del Granduca Cosimi III definiva come una denominazione ‘Chianti’ ante litteram, fetta di Vigneto Toscana compresa tra le province di Firenze e Siena. Gran selezione che, per inciso, ancora alla faccia degli scettici, si è fatta portabandiera della crescita del Chianti Classico anche in questi tempi di pandemia.

"In effetti – dice Carlotta Gori, direttrice del Consorzio – stiamo chiudendo il 2021 con la conferma di un confortante processo di crescita: in volumi, siamo a circa un più 20 per cento, da non considerare semplicemente come ‘rimbalzo tecnico’ visto che siamo al 10 per cento in più sul venduto di un già ottimo 2019, che stiamo superando anche in valore, grazie all’aumento del prezzo dello sfuso ma anche all’apprezzamento della singola bottiglia. Segnale positivo, questo, per i produttori ma anche per i consumatori che possono così veder apprezzata la qualità del nostro vino".

Mancava, però, qualcosa. Una più stretta indicazione del legame con il territorio, perché chi beve bene sa che non tutto il Chianti Classico è omogeneo, e di conseguenza non tutto il vino marcato dal Gallo Nero ha le stese caratteristiche: ci saranno maggiori acidità o rotondità, freschezze o espressioni di potenza oppure ancora di fine eleganza secondo le altitudini, le esposizioni, le correnti e i venti, la composizione dei terreni, le pratiche agronomiche. Ed ecco, allora, in soccorso, la chiave per stringere questa catena che lega al territorio.

Tecnicamente indicata con una sigla, Uga, Unità geografiche aggiuntive identificate all’interno della zona di produzione della denominazione. Sono undici: sei di esse riprendono il nome di un intero comune, le altre cinque si restringono a zone o frazioni più piccole. Eccole: San Casciano, Greve, Montefioralle, Lamole, Panzano (queste ultime tre sono frazioni del comune di Greve in Chianti), Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardenga, Vagliagli (frazione di Castelnuovo), Castellina e San Donato in Poggio (frazione di Barberino Tavarnelle). Nomi di borghi o di villaggi che da sempre hanno un preciso significato per gli appassionati del vino e del Chianti Classico, insomma, come spiega bene Carlotta Gori, un omaggio alla "riconoscibilità storica, ma anche ai quantitativi di vino immessi sul mercato".

Una decisione, quella di applicare la norma che consente di utilizzare le Uga, che ha trovato consensi unanimi.

"È il territorio che fa la differenza è da sempre uno dei nostri motti preferiti – afferma Giovanni Manetti – Quello del Chianti Classico è un territorio davvero unico, coperto per due terzi da boschi e con solo un decimo di areale dedicato alla viticoltura, che oggi per oltre il 50% segue i dettami dell’agricoltura biologica (52,5% della superficie vitata rivendicata). Un territorio capace di esprimersi al massimo in tutte le declinazioni del Gallo Nero. Il vino, come spesso ho affermato, rispecchia il territorio come un’immagine fotografica in negativo, e per questo è così importante sia preservare il suo contesto ambientale e paesaggistico, che poterlo raccontare al consumatore, nelle sue varie sfaccettature, anche attraverso l’etichetta". Nessuna confusione, nessuna sovrapposizione con le associazioni e le unioni locali dei viticoltori, ultima nata in ordine di tempo quella tra le 29 aziende di Greve in Chianti. "Apprezziamo – spiega Gori – il modo e la sinergia nel lavorare di queste forme di incontro più ristrette per concentrare modalità di lavoro del territorio, ma le Uga sono altro, sono patrimonio del Consorzio".