Umani Ronchi: "Ricerca e sperimentazione"

La cantina di Osimo vanta oltre 60 anni di storia. Il presidente Bernetti: "Vogliamo dare vita a un nuovo turismo enogastronomico"

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di Ilaria Traditi

OSIMO (Ancona)

Oltre 60 anni di storia per la cantina marchigiana Umani Ronchi, con sede a Osimo (Ancona), che nonostante la forte vocazione ai mercati internazionali continua a mantenere ben salde le radici nel territorio di origine. "La nostra quota export è pari al 70% dell’intera produzione – sottolinea il presidente Michele Bernetti, affiancato nel lavoro dal papà Massimo, fondatore dell’azienda –, ma è tra Marche e Abruzzo che continuiamo a svolgere un costante lavoro di ricerca, sperimentazione e valorizzazione dei singoli vigneti o crus. Siamo stati alla special edition del Vinitaly per rappresentare le Marche, insieme ad altre 11 aziende e i consorzi di tutela. Si è parlato a livello istituzionale della creazione di un nuovo turismo enogastronomico, che trasformi le Marche in una mèta vocata al turismo esperienziale legato al vino. Siamo anche tra le prime regioni italiane per il biologico, segno di una sempre maggiore attenzione e rispetto nei confronti dell’ambiente".

A proposito di nuove esperienze, a metà novembre la cantina ha partecipato all’evento nazionale Gusto nella sfida – The night, format dell’istituto Grandi Marchi, che si è svolto in contemporanea in 12 regioni italiane presso il ristorante ‘Andreina’ di Loreto, dove sono andati in scena i piatti d’autore dello chef stellato Errico Recanati, sapientemente abbinati ai vini Umani Ronchi: una simpatica ‘challenge’, una sfida cantine contro chef, ideata per dare sostegno alla ristorazione.

L’azienda (che vanta una produzione di tre milioni di bottiglie all’anno e oltre 20 etichette di vini), ormai da tempo ha fatto proprio il concetto di "ambassador del territorio", puntando sempre più sul marketing esperienziale e spalancando le porte dei suoi vigneti sparsi tra Marche e Abruzzo a turisti e appassionati provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa.

"Enoturismo e ospitalità sono le parole chiave per il futuro – prosegue Bernetti – crediamo che la valorizzazione della produzione vitivinicola non possa prescindere dalla valorizzazione del territorio e in particolare delle denominazioni marchigiane ancora poco conosciute. Abbiamo scelto di puntare sull’enoturismo di qualità, una nicchia con grandi prospettive di sviluppo. Anche per questo nel 2017 abbiamo rilevato ad Ancona il Grand Hotel Palace e aperto il winebar Wine Not?, adiacente all’hotel, che propone le eccellenze del territorio in fatto di cibo e vino".

Ma quali altre iniziative sono state messo in campo per far conoscere, oltre ai vini, anche il territorio in cui vengono prodotti? "Soprattutto le visite in cantina – sottolinea –, che nel corso del 2021 hanno già coinvolto circa seimila persone, un target eterogeneo tra appassionati, curiosi, esperti, persone interessate a conoscere l’affascinante ‘dietro le quinte’ della produzione di un vino. I percorsi che abbiamo studiato passano attraverso i tre presidi vitivinicoli Umani Ronchi: Colline del Verdicchio nei Castelli di Jesi, Conero e Abruzzo, per una superficie vitata di 210 ettari. Proponiamo nei nostri tour una visita della Sala Vinificazione e della Bottaia, seguite dalla degustazione di tre vini iconici rappresentativi di Marche e Abruzzo. Un’altra delle nostre proposte di enoturismo si chiama In viaggio tra Marche e Abruzzo e prevede la degustazione di quattro vini che nascono dalle terre affacciate sul Mar Adriatico: Pecorino e Montepulciano d’Abruzzo Centovie, Verdicchio Vecchie Vigne e Cumaro Conero Riserva. Poi la Conero Experience, dedicata all’omonimo territorio, caratterizzato da un microclima unico che dona eleganza, tipicità e purezza al Montepulciano.