
La Fondazione Super è attiva dal 2021 e ha creato un perimetro regionale di formazione professionalizzante con prima la pratica e poi la teoria. Il presidente Marconi: "L’industria ha bisogno di questo tipo di profili".
Una casa comune per formare i lavoratori del domani. Non solo formazione teorica, ma anche pratica, per far sì che siano "sempre aggiornati nel risolvere i problemi, veri professionisti di campo", spiega Lorenzo Marconi, presidente della Fondazione Super, realtà pubblico-privata nata nel 2021.
Ha sede legale a Bologna, ma agisce su tutta l’Emilia-Romagna. Tra i soci fondatori figurano tutti gli Atenei del territorio: Bologna, Ferrara, Parma, Modena e Reggio Emilia. Alla componente teorica si affianca una solida base pratica, grazie agli altri soci fondatori, ovvero Confindustria, con le varie articolazioni territoriali, e la Scuola Politecnica Its Emilia-Romagna. "Vogliamo rappresentare una casa comune per tutti i soggetti coinvolti nella formazione universitaria e nell’orientamento professionale. Da un lato l’università, dall’altro il mondo industriale, con il suo approccio pragmatico", prosegue Marconi.
La vocazione regionale "serve a fare squadra e costruire un perimetro condiviso per la formazione professionalizzante, creando sinergie e massa critica", insiste. Un nuovo paradigma per l’università italiana.
"L’idea è sovvertire l’approccio tradizionale: partire dall’esperimento, dal problema reale, dal laboratorio – cioè dalla pratica – per poi arrivare alla teoria", chiarisce Marconi. L’obiettivo non è solo insegnare tecnologie o software destinati a diventare obsoleti, ma "formare persone capaci di affrontare sfide complesse e aggiornarsi continuamente. L’enfasi è sulla formazione di professionisti di campo". I corsi promossi dalla Fondazione sono le lauree LP (orientamento professionale), introdotte nel 2020 dal ministero dell’Università e della Ricerca: LP-01 per edilizia e territorio, LP-02 per settori agrari, LP-03 per industria e informazione.
Attualmente in Emilia-Romagna se ne contano 14. Un passaggio fondamentale è che questi percorsi di studio sono diventati recentemente abilitanti per l’accesso diretto agli ordini professionali, valorizzando così ulteriormente la loro efficacia e spendibilità nel mondo del lavoro. "Il nostro modello è visto come una singolarità: siamo partiti prima di altri. Fare squadra è decisivo. La sola docenza accademica, pur preziosa, non sempre può offrire un’esperienza fortemente professionalizzante, cosa invece più naturale per il mondo industriale", afferma Marconi. Dal 2021 a oggi, "i primi risultati sono già visibili. Ci sono i primi laureati e feedback molto positivi dalle aziende. Il tirocinio è più esteso rispetto ai percorsi tradizionali: circa tutto il terzo anno si svolge direttamente in azienda. E dopo la laurea, molti vengono assunti".
Ora la Fondazione guarda al futuro con due obiettivi principali. Il primo è di respiro internazionale: "Abbiamo avviato collaborazioni con le cosiddette Applied Science University, già consolidate in molti Paesi europei. A settembre riceveremo la visita della Saxion University of Applied Sciences (Olanda), per sviluppare prospettive di respiro globale".
Il secondo è portare questo approccio anche nei corsi di laurea tradizionali: "Un modello formativo che parte dalla pratica – laboratorio, problema reale, esperimento – e si struttura poi nella teoria. Vogliamo offrire risposte a studenti con esigenze e ambizioni diverse. L’industria ha bisogno di persone formate su più livelli", conclude Marconi.