
Il Presidente di Confabitare Alberto Zanni
La trasformazione del mercato immobiliare a Bologna riflette le tensioni profonde che l’attraversano. A soffrirne sono in particolare le fasce sociali più esposte alla precarietà ovvero le giovani coppie gli studenti fuori sede i lavoratori a termine e le famiglie monoreddito. Tutti accomunati da una crescente difficoltà ad accedere sia al credito che a un alloggio stabile, dignitoso e compatibile con le proprie possibilità economiche. Si manifesta un paradosso strutturale: mentre oltre 11.000 alloggi restano vuoti e sottratti al circuito abitativo, almeno 6.000 nuclei familiari si trovano in condizione conclamata di bisogno residenziale. Questa contraddizione è frutto di un disequilibrio sistemico tra disponibilità materiale e accessibilità sociale, che evidenzia una profonda disconnessione tra spazio costruito e diritto all’abitare. Mentre la ricerca della casa è diventata fonte di ansia per molte famiglie, che pur volendo vivere in città scelgono di spostarsi in periferia, o di condividere spazi sovraffollati o, nei casi più critici, a soluzioni al limite della legalità abitativa; molti piccoli proprietari preferiscono tenere gli immobili vuoti, temendo morosità, contenziosi, o la difficoltà nella gestione quotidiana della locazione. La pubblica amministrazione fatica a trovare una soluzione e dichiara di voler implementare la costruzione di studentati e di alloggi popolari. Queste politiche però coinvolgono principalmente le persone che hanno i requisiti per entrare in graduatoria, sia studenti che nuclei familiari, ma non vanno a intervenire su quegli 11.000 immobili lasciati vuoti. In questo contesto si inserisce l’esperienza di CoopAbitare, cooperativa fondata da Confabitare, che rappresenta una risposta concreta al bisogno abitativo e alla necessità di ricucire una frattura tra due mondi, inquilini e proprietari, due facce della stessa medaglia. Grazie a CoopAbitare il proprietario affida l’immobile alla cooperativa, che garantisce un canone certo e costante, anche in caso di morosità dell’inquilino, e si prende carico della gestione ordinaria, manutenzioni, rapporti condominiali, selezione dei locatari. Inoltre, il proprietario diventa socio della cooperativa, partecipando agli utili dell’attività, dunque percepisce un ingresso ulteriore. Così facendo si immettono nel circuito abitativo immobili che altrimenti resterebbero vuoti, e si offrono nuove opportunità di residenza a chi è escluso dai canali tradizionali del mercato. È un meccanismo che non si limita a gestire l’emergenza, ma prova a reinventare il patto intorno all’abitare, restituendo alla casa la sua funzione primaria.CoopAbitare non si sostituisce all’intervento pubblico, ma intercetta un bisogno reale e lo traduce in un’azione con strumenti compatibili con i valori della cooperazione e della solidarietà. In una città che intende restare viva, mista e plurale, ogni iniziativa che rimette al centro il diritto all’abitare rappresenta una forma di resistenza e rigenerazione sociale.